Cantina sociale Alice Bel Colle: «Il 2020 non è un anno nero»
Intervista al presidente Claudio Negrino: "La carta vincente, il rapporto qualità-prezzo"
ALICE BEL COLLE – Nei giorni scorsi la Cantina Sociale di Alice Bel Colle ha incassato l’ennesimo riconoscimento: nell’ultima edizione di Vini Buoni d’Italia del Touring Club Italia la Barbera Asti Docg Superiore ‘Alix’ annata 2017 ha incassato 4 stelle e il titolo ‘Vino da non perdere’. La bottiglia, dedicata all’antico nome del paese si è distinta tra i 30mila campioni inviati da 1873 aziende.
Abbiamo intervistato Claudio Negrino, presidente dei viticoltori alicesi, che ci ha spiegato come per i cento soci della Cantina Sociale che lavorano 350 ettari circa di vigneti (200 coltivato a Moscato, 50 Barbera, 60 Brachetto, il resto tra Dolcetto, Cortese e Chardonnay) il 2020 non sia stato un anno nefasto, anzi. «I dati di settembre dicono che la potenzialità produttiva in bottiglia ha perso veramente poco – precisa – La vendita del vino sfuso per altri imbottigliatori ha registrato gli stessi valori del 2019. Il prodotto confezionato e venduto nel punto vendita ha incassato un +5-6 %. Ovviamente durante il lockdown abbiamo avuto un crollo dovuto alla chiusura (che abbiamo cercato di arginare con consegne a domicilio) ma tornati alla mobilità i nostri clienti sono tornati a fare scorta. Anche nella Grande distribuzione siamo andati in pari. Non decolla invece il canale horeca (dove in verità abbiamo poco) con un –7/8% dovuto alle chiusure e limitazioni dei ristoranti. Perché questi dati positivi? Per l’ottimo rapporto qualità-prezzo dei vini monferrini. E’ molto più facile fare scorta di bottiglie di Barbera che di Barolo».
Quindi nessun problema con il Covid? «Non dico questo – risponde – Durante la vendemmia abbiamo faticato non poco a trovare manodopera per raccogliere le uve. Tornassimo ad un lockdown i danni sarebbero inevitabili ma per l’economia in generale. La precedente esperienza ci ha insegnato che i vini monferrini ‘tengono’ perché non seguono solo l’Oreca, ma anche la grande distribuzione. Pensiamo all’Asti spumante o anche la Barbera, magari non l’Alix, ma altre bottiglie sono sempre presenti sugli scaffali. I consumi non mollano, anzi timidamente aumentano. I nostri vini core business hanno tenuto rispetto ad altri più costosi o spostati verso l’Oreca. Estero? Il 70% del moscato d’Asti (settore che produce 30 milioni di bottiglie) va a finire in America dove nonostante il crescere dei contagi continua a consumare Asti o moscato magari non al ristorante ma a casa. Per questo non si sono registrate grandi perdite».