Recessione: consumi a picco, ma l’alimentare tiene
Coldiretti: ?Molti settori sono in grave difficoltà, valorizziamo il made in Italy con accordi di filiera virtuosi?
PROVINCIA – Un salto indietro di 20 anni, una recessione che riporta a valori comparabili a quelli dei primi anni 2000 con il crollo dei consumi nel primo trimestre del 2020 stimato pari al 4%.: è quanto emerge da un’analisi della Coldiretti divulgata in occasione della diffusione dei dati Istat sulla spesa delle famiglie italiane.
“Si tratta – sottolinea il presidente di Coldiretti Alessandria Mauro Bianco – di tendenze che evidenziano lo tsunami nei consumi provocato dall’emergenza coronavirus con la crisi di molte attività produttive che ha drasticamente ridotto le disponibilità economiche delle famiglie italiane”.
Le vendite al dettaglio sono diminuite del 26,3% ma per i beni alimentari aumentano (+6,1%) secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Istat relativi al mese di aprile 2020 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
“Con l’emergenza – aggiunge il direttore di Coldiretti Alessandria Roberto Rampazzo – aumenta il peso dei consumi alimentari che rappresentano la seconda voce di spesa nei budget delle famiglie dopo l’abitazione. Un dato che richiama l’attenzione sulla priorità di fermare le speculazioni sui prezzi dei beni di prima necessità per difendere la capacità degli italiani di rifornire le dispense di casa con cibo e bevande e garantire un giusto compenso agli agricoltori”.
“È fondamentale garantire la stabilità dei prezzi lungo tutta la filiera per bloccare ogni tentativo di speculazione a danno dei consumatori e degli agricoltori che devono poter continuare a produrre per difendere la sovranità alimentare del Paese in un momento di grandi tensioni internazionali sugli scambi commerciali” sostiene l’organizzazione che rappresenta le imprese agricole.
“Le quotazioni riconosciute ai produttori in molti settori non coprono nemmeno i costi mettendo a rischio l’intero sistema agroalimentare nazionale. Se è vero che l’agricoltura sta tenendo duro di fronte alla crisi generale, non si può negare che molte filiere siano in profonda difficoltà dalla quale occorre uscire con una robusta iniezione di liquidità ma anche realizzando rapporti di filiera virtuosi con accordi che valorizzino i primati del Made in Italy e garantiscano la sostenibilità della produzione in Italia con impegni pluriennali e il riconoscimento di un prezzo di acquisto “equo”, basato sugli effettivi costi sostenuti”, concludono Bianco e Rampazzo.