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    Italia
    Generic, Home, Politica
    Massimiliano Pettino  
    8 Maggio 2020
    ore
    10:03 Logo Newsguard
    Acqui Terme

    Italia Viva propone un tavolo tecnico per l’Acquese

    I renziani invocano un confronto tra i sindaci del territorio e l'Asl per stabilire un piano per il rilancio

    ACQUI TERME – Contro la riapertura di tutte le attività il Comitato dell’Acquese di Italia Viva. Per bocca dei coordinatori Eleonora Buffa e Piero Giaccari alcune domande ai sindaci del territorio: «Le misure che stiamo adottando, sono insufficienti o inutilmente restrittive? Tornare nei luoghi di lavoro, aumenterà la possibilità di contagiarsi? Inoltre come affronteremo la fase 3, cioè il ritorno alle complete attività produttive? È certo che non sarebbe bene dover scegliere se morire di virus o di fame». 

    Secondo i renziani nessuno può rispondere a queste domande perché mancherebbe una ‘fotografia del territorio’. «Uno dei limiti dei provvedimenti adottati, a parte la mancanza di visione, è che tratta come omogenee situazioni che sono invece eterogenee – affermano – Gli stessi provvedimenti per le Regioni del sud e del nord, ben più duramente colpite, per Milano e Castelrocchero, Torino e Monastero Bormida non crediamo rappresentino il metodo migliore per compiere scelte idonee. Eppure questo è proprio il momento di passare dalla gestione degli annunci alla gestione delle scelte che coniughino prudenza e necessità’ di proteggere non solo la salute fisica, ma anche il benessere in senso più ampio dei cittadini». 

    Quindi misure differenziate. La proposta è un tavolo tecnico con sindaci e funzionari Asl. «La prima azione che si dovrebbe svolgere è la redazione di una statistica sul numero di morti, tra le persone residenti Comune per Comune, riferita al periodo 2009-2019 e suddivisa mese per mese, in questo modo si potrà avere per ogni Comune la variazione successiva a questa tragedia – propongono Buffa e Giaccari – Con l’aiuto dei funzionari ASL si dovrà stabilire quale sia stato, in ogni Comune, l’andamento dei contagi dall’inizio dell’epidemia ad oggi, con suddivisione per fasce di età e soprattutto verificando se il singolo stesse lavorando al momento del contagio, (con aggiornamenti settimanali che dovranno essere pubblicati sui siti internet dei vari comuni) infatti ad oggi non è dato sapere quale sia stato il numero di contagi e decessi, tra coloro i quali abbiano continuato a lavorare». Tale escamotage per valutare il peso delle aziende nella diffusione del contagio. «Se vogliamo uscire definitivamente dall’emergenza e cominciare la fase 3, dobbiamo pianificare con precisione il percorso che ci dovrà portare fuori. Questo è il compito della politica» hanno concluso. 

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