Coronavirus e risorse ai Comuni: l’analisi del consigliere De Lorenzi
«In quanti saranno costretti a rivolgersi ai servizi per chiedere il buono?»
ACQUI TERME – Una riflessione tecnica sulle risorse in arrivo nelle casse comunali per affrontare la crisi economica causata dal coronavirus: «Ad Acqui arrivano circa 104 mila euro, quota parte del famoso fondo dei 400 milioni, destinati ad esigenze alimentari d cittadini in stato di bisogno a causa della attuale emergenza – ha spiegato il consigliere comunale di minoranza Carlo De Lorenzi – Facendo due conti ed ipotizzando una spesa media di 75 euro per nucleo familiare sono circa 1400 “spese”. Per la nostra città sono tante o sono poche?»
Il quesito è tutt’altro che scontato in quanto non è chiaro quali nuove esigenze siano nate in esito ai legacci imposti da decreti ed ordinanze anti-contagio. «Lavoratori in nero, clandestini, precari, finte o anche vere partite Iva. Con 600 euro e 2 figli non si va mica avanti tanto – ha analizzato l’avvocato acquese – Soggetti che non avevano reddito di cittadinanza e magari non erano neanche iscritti al collocamento. Quanti di questi saranno costretti a rivolgersi ai servizi per chiedere il buono? Non lo sappiamo e non lo sanno neanche i sindaci leghisti che hanno subito detto che è poco e sono leggermente meno irritanti di quelli che dicono che sono 6 euro a cittadino: questi sono proprio sciacalli».
Altro dubbio sui destinatari: «’L’ufficio dei servizi sociali di ciascun Comune individua la platea dei beneficiari ed il relativo contributo tra i nuclei familiari più esposti agli effetti economici derivanti dall’emergenza e tra quelli in stato di bisogno per soddisfare le necessità più urgenti ed essenziali con priorità a quelli non già assegnatari di sostegno pubblico – cita De Lorenzi – A me sembra chiaro (per una volta). I servizi sociali dei Comuni, affiancati da associazioni di volontariato serie e che operano già sul campo da tempo, paiono avere ampia discrezionalità. Ed è giusto perché sono professionisti, conoscono il territorio e le sue esigenze e sanno distinguere anche il ‘grano dal loglio’».
Il consigliere non crede che questa elargizione risolva tutte le questioni. «Rimane il problema di pagare le bollette o gli affitti o la rate dell’auto, ad esempio – ha previsto – Per questo i Comuni debbono immediatamente modificare il loro bilanci e aumentare molto il capitolo delle spese sociali. Le associazioni di volontariato e le fondazioni non possono vedersi chiusi rubinetti delle donazioni perché se no non possono aiutare più nessuno. La povertà e le nuove povertà son come le malattie, da trattarsi per quanto possibile con scientificità e professionalità. Giocare con i sentimenti e con le paure della gente in questo caso è altrettanto disdicevole che spargere fake news sui virus».