Il futuro dei vini piemontesi: «Incerto, ma restiamo ottimisti»
«Tutti i produttori sono fortemente danneggiati» spiega Erika Abate, export manager della casa vinicola Enrico Serafino
ACQUI TERME – Il coronavirus e i decreti per contenerlo hanno imposto alle etichette di vino italiano limiti incompatibili con il precedente apparato di distribuzione. «Tutti i produttori che vendono nel settore alberghiero e della ristorazione (il cosiddetto Horeca) sono fortemente danneggiati – spiega Erika Abate, export manager della casa vinicola Enrico Serafino – Sicuramente ci sarà un’impennata delle vendite online e nei supermercati dove in questo periodo stanno acquistando i consumatori».
C’è poi chi vende all’estero, come i tanti produttori piemontesi che ricavano qui più del 50% del fatturato. «La circostanza di vendere in mercati diversificati, alcuni ancora aperti al turismo come ad esempio Stati Uniti e Regno Unito, fa sì che la crisi in questi paesi sia al momento scongiurata – continua l’intervistata – Però, in visione di una futuribile chiusura dei mercati, gli importatori stanno chiedendo maggiori quantità per fare magazzino. Il futuro è incerto».
Peccato, perché il momento era propizio. I dazi americani avevano dato respiro ai vini italiani e i produttori stavano prendendo vantaggio su francesi e spagnoli. «Enrico Serafino, altri produttori e la Federvini sono contrari alla decisione di spostare a giugno il Vinitaly – prosegue la Abate – È un danno alla ristorazione italiana, impegnata in quel periodo a vendere invece di ‘andare in fiera’. E poi le temperature sarebbero improponibili per bere Barolo e Barbaresco. Infine molti buyer (per la mia esperienza, americani e canadesi) hanno già confermato che non parteciperanno».
Lo sguardo al futuro è comunque ottimista. «Sono convinta che appena usciti dall’emergenza si ripartirà con grande entusiasmo. Noi del settore vinicolo non molliamo, continuiamo a seguire i clienti e ad alimentare la loro voglia di Italia. Il metodo di vendita piemontese è quello di stringere rapporti personali, amicizie e far sentire importatori ed acquirenti facenti parte di una grande famiglia. E, si sa, nei momenti di difficoltà la famiglia italiana non abbandona nessuno».