Defunti abbandonati…ma il coronavirus non c’entra
«Dal 1º di gennaio abbiamo avuto cinque casi di cadaveri abbandonati nelle camere mortuarie»
ACQUI TERME – Sicuramente saremo impopolari. In questo momento di grande solidarietà e comunione di intenti contro il coronavirus, parlare di indifferenza, egoismo ed abbandono non è proprio ‘cavalcare l’onda’. La notizia però ci ha lasciato basiti anche perché, superati i balconi plaudenti di questi giorni, entra nelle case rivelando la decadenza della famiglia contemporanea.
Il dato è agghiacciante. «Dal 1º di gennaio abbiamo avuto cinque casi di cadaveri abbandonati nelle camere mortuarie (in passato erano al massimo due l’anno) – ci ha raccontato Lorella Frisone dell’Ufficio Anagrafe di Acqui Terme – Persone decedute in casa, recuperate dalle pompe funebri, che pur avendo familiari ex coniugi o compagni, non sono state reclamate per le esequie». Parliamo di defunti rimasti settimane a giacere (in un caso addirittura due mesi) al cimitero o in ospedale in attesa di qualcuno interessato a darne una degna sepoltura. Solo la sensibilità degli impiegati Edilio Riccardini e Fiorella Frisone, con la collaborazione dei Carabinieri di Acqui, ha consentito l’individuazione di familiari o soggetti con legami affettivi e ‘spontaneamente’ a far celebrare le esequie. Ovviamente la ratio è quella di evitare al Municipio la procedura dei funerali per indigenti, cioè sostenere le spese e poi recuperarle, secondo legge, dai parenti.
«La cosa assurda è che non stiamo parlando di persone povere, ma di pensionati o con redditi – confida Frisone – Figli e nipoti ci hanno raccontato storie da rabbrividire, vicende di indifferenza, ma anche di maltrattamenti, vessazioni, se non peggio. Una figlia mi ha addirittura detto ‘Se dovessi andare al cimitero ed incrociare la tomba di mia madre, avrei paura che uscisse fuori a farmi ancora del male».
Il dato certamente invita ad una riflessione su come sia cambiata la famiglia. «Una crisi di valori importante, forse specchio di una società in decadenza» ha concluso la Frisone.