Fine vita, dignità e diritti: se ne parla a Palazzo Robellini
L'incontro con il dottor Marco Calgaro è organizzato dal Movimento per la vita di Acqui Terme.
ACQUI TERME – Venerdì 21 alle 20.30 a Palazzo Robellini si terrà un incontro organizzato dal Movimento per la vita di Acqui Terme. L’associazione, che ha nel suo statuto il munus della salvaguardia della vita, dalla nascita alla morte, finora nella città bollente ha organizzato diversi incontri sull’aborto. Stavolta si parlerà invece del fine vita con la conferenza ‘Alle soglie della morte: dignità e diritti’. Punto di partenza, la legge 219 del 22 dicembre 2017 ‘Norme in materia di consenso informato e disposizioni anticipate di trattamento’. «Marco Calgaro, primario di chirurgia dell’Ospedale di Bra, parlerà dei risvolti medici legati alla legislazione vigente – ha spiegato la Presidente Pierangela Colombo – Dal punto di vista medico, analizzerà pregi e difetti facendo anche un’analisi comparata con le legislazioni di altri paesi dove è prevista l’eutanasia e il suicidio assistito. Un piccolo spazio sarà dedicato anche all’eutanasia pediatrica».
All’incontro interverrà anche l’avvocato Alberto Tibaudi che farà un’analisi dei diritti, di caratura costituzionale, coinvolti nel fine vita. Partendo da una domanda: lo Stato che deve salvaguardare la salute dei cittadini può, per disposizione di questi, venir meno alla sua funzione e demandare a qualcuno il potere di morte garantendogli l’impunità?
Al termine ci sarà un dibattito aperto. «A noi preme evidenziare due fattori – ha continuato la Colombo – Dignità e diritti. Salvaguardare la Dignità di ogni persona, dignità nel dolore, e non arrivare all’accanimento terapeutico. Non è dignitoso soffrire in maniera disumana, soprattutto quando si è alla fine e non ci sono più speranze. Ma allo stesso tempo Diritti, il diritto alla salute ed essere curati. Una funzione che deve coprire lo Stato. In alcuni paesi, dove è stato introdotto il suicidio assistito o l’eutanasia, questo diritto si è andato alla deriva. Il fine vita prima era riservato a situazioni dove la persona era cosciente e consenziente, per poi arrivare a dare l’eutanasia a persone disabili. Lì il diritto non è più salvaguardato».