C’è un problema lupi? Parola al cacciatore e all’ambientalista
ACQUI TERME – Il web pullula di foto e video anche cruenti relativi alla presenza del lupo. Immagini di bestie aggredite, sbranate e di branchi a spasso in campi non lontani dalle case. Così è alimentata la fobia collettiva del lupo.
Per capirne di più, abbiamo intervistato due illustri rappresentanti delle categorie interessate Bruno Morena, ex presidente regionale di Federcaccia, e Luciana Rigardo, biologa ed attivista animalista. «Trenta anni fa non c’erano i lupi – ha spiegato il settantenne Morena – Sono tornati nelle nostre zone circa dieci anni fa. Negli ultimi cinque, però, la presenza è cresciuta in maniera repentina. Ricordo, un lustro fa, il primo video di predazione di una pecora in una cascina». Cacciatore e trifulau, l’ex vertice delle doppiette piemontesi parla di testimonianze nei boschi e lungo il fiume Erro, con deiezioni, avvistamenti e predazioni su cinghiali e caprioli. «Anche ululati notturni – aggiunge – Pensi, ci sono persone che vanno nei boschi per ascoltarli». Le ultime notizie parlano di branchi vicini all’abitato. C’è un pericolo per l’uomo e le sue attività? «Al momento no – risponde il cacciatore – Le predazioni avvengono oggi prevalentemente nei boschi e su animali selvatici. Dovessero diminuire le prede…». Morena colloca la questione lupo all’interno di un discorso più ampio, che include lo spopolamento delle campagne: «I nostri territori sono sempre meno abitati, perché lavorare la terra non è più redditizio. Non è giusto che chi rimane debba combattere anche contro i lupi. Le autorità dovrebbero pensare a tenere sotto controllo la presenza degli animali selvatici, inclusi cinghiali e caprioli, per limitare i danni causati. È giusto che venga stabilita una soglia di densità utile e sopportabile in funzione del territorio e delle sue culture. Poi, su questi numeri, procedere al contenimento. Salvaguardiamo l’animale uomo, prima del lupo».
Parola all’animalista. «Dopo secoli di declino, oggi gli animali selvatici stanno riprendendo a popolare la penisola. Specie che rischiavano l’estinzione, come l’orso e il lupo, hanno ritrovato posto nei nostri boschi, così come le lontre, lo sciacallo dorato e i castori – commenta invece la biologa Luciana Rigardo – Daniele Zovi, nel libro “Italia selvatica”, afferma su dati statistici che negli ultimi 150 anni, in Europa, non si è registrato nessun caso di aggressione a un uomo da parte di un lupo». L’analisi dell’esperta, citando fonti e ricerche scientifiche, è anche storico-sociologica: «I lupi in passato sono stati torturati, bruciati vivi, avvelenati con stricnina, arsenico e cianuro. L’accanimento nei confronti di questo carnivoro si può ricercare nella “teriofobia”, la paura delle bestie, di ciò che è guidato dall’istinto e che non riusciamo a controllare – ammette – Ma ora stiamo acquisendo una comprensione degli animali diversa da quella che ci ha guidati negli ultimi 300 anni, grazie anche a tecniche di monitoraggio e analisi approfondite sempre più moderne. Dobbiamo capire che non valgono meno dell’uomo e non sono macchine che funzionano a nostro piacimento. Come noi, sono geneticamente variabili e possono assumere comportamenti nuovi. Il mondo animale, e quindi noi stessi, cambia a seconda dell’ambiente che ci circonda; per evolverci, è importante conoscere, studiare, informarsi, porsi delle domande e trovare risposte con una valenza scientifica e prove accreditate. I valori di un capobranco sono altruismo, sacrificio e amore: con questi il lupo alfa conduce gli altri su buoni sentieri. E su questo punto avremmo da imparare da loro».