In provincia di Alessandria l’indifferenza uccide più dei disastri ambientali
ALESSANDRIA – Alessandria è una provincia del Sud al Nord. Peggio della Terra dei Fuochi, peggio delle più dense realtà industriali del Paese. Impietosamente ultima nella classifica sulla qualità della vita stilata da “Il Sole 24 Ore” per ambiente e servizi. Male, malissimo, per qualità del clima, per le proprietà dell’aria e per la quantità di medici attivi ogni mille abitanti.
Un quadro apocalittico che condiziona – necessariamente – anche lo stato demografico e sociale della provincia, da un capo all’altro. Pure quest’ultimo è un indicatore al collasso.
Abbiamo il più alto tasso di mortalità d’Italia (14,7 persone ogni mille abitanti) e il più alto tasso di mortalità per tumore (20,18 persone su mille residenti negli ultimi cinque anni). Spinetta Marengo, come racconta l’indagine epidemiologica pubblicata dal Comune di Alessandria, è il più attuale dei fronti ambientali dopo gli anni bui della Eternit di Casale Monferrato.
Se a tutto questo aggiungiamo un peggioramento dei servizi al cittadino (dalla raccolta differenziata all’offerta del trasporto pubblico; dai servizi ospedalieri al consumo di farmaci) e del sistema di sicurezza e di Giustizia, verrebbe da chiedersi se non sia il caso di avanzare al Governo la richiesta dello stato d’emergenza o di commissariare l’intera provincia e di consegnarla a Milano, a Bolzano o a Trento, le tre migliori realtà d’Italia. Sarebbe un gesto d’amore verso noi stessi: consegniamoci a chi non ci ucciderà, perché noi stiamo facendo proprio questo.
E no, non è una questione di denaro, perché i dati de “Il Sole” indicano chiaramente che in quanto a ricchezza e capacità di spesa siamo al 17esimo posto in Italia, con un indicatore addirittura crescente. Accumuliamo capitali, dunque, ma ogni giorno che passa mettiamo sempre più a rischio la nostra esistenza. Creiamo una ricchezza della quale possiamo godere solo in parte a scapito delle esistenze altrui, dell’ecosistema e del futuro delle generazioni che verranno.
Eppure tutto questo passa sotto traccia. Non c’è mobilitazione: né istituzionale, né popolare. Le voci di quei pochi che si muovono sono solo rumore di sottofondo che sfuma via prima ancora di essere percepito dalla comunità, intorpidita dal più pericoloso dei mali: l’indifferenza.