Compro Oro, il ‘boom’ è solo un ricordo: “Meno 40% anche per leggi più rigide”
Oggi le regole sono ferree e da settembre 2018 ogni operatore deve obbligatoriamente iscriversi al registro dell'Organismo Agenti e Mediatori
ALESSANDRIA – Da qualche anno a questa parte il settore dei Compro Oro è nel pieno di una crisi che, a livello nazionale, ne ha quasi dimezzato il giro d’affari, “e questo non solo per l’attenuamento degli effetti della recessione economica, ma soprattutto perché le normative sono diventate più rigide” commenta Alessandro, titolare de ‘L’occasione d’oro’, lo sportello che nel 2013 ha aperto in Corso Romita, in zona Pista. “Avviare un’attività compro oro è diventato molto più complicato – aggiunge – Prima se ne vedevano di tutti i colori. In tanti operavano in modo illecito”. Oggi, però, grazie al D.L. 92 del 2017 le regole sono ferree: limite del contante, tracciabilità delle compravendite e del flusso di denaro sono alcuni dei vincoli imposti dallo Stato. Da settembre 2018, inoltre, ogni operatore deve obbligatoriamente iscriversi al registro dell’Oam (Organismo Agenti e Mediatori, ndr) riservato alle attività Compro Oro.
“Ad oggi, gli operatori in elenco su tutto il territorio nazionale sono 3556 (47 in provincia di Alessandria, quasi 500 in tutto il Piemonte, ndr) – spiega Cristiana Cipriani, vicepresidente nazionale di AssoOro, l’associazione che fornisce assistenza agli operatori del settore orafo. “Prima del 2017, nessuno controllava la sussistenza dei requisiti minimi di professionalità o il possesso delle regolari licenze, di conseguenza ci si poteva tranquillamente improvvisare in questo tipo di attività”. Ora, almeno in base alle nuove norme, la musica è cambiata, “anche se, un po’ come in tutte le categorie, c’è ancora chi, di proposito, preferisce rimanere al di fuori della legalità”. Ad ogni modo, vero è che la fine della crisi economica ha praticamente dato il via a quella dei Compro Oro. “Fino al 2012 i numeri erano davvero pazzeschi – continua la Cipriani – perché negli anni della recessione l’oro era visto come ‘bene rifugio’, quindi in molti investivano nel settore”. Solo negli ultimi due anni, però, la percentuale di chiusure rispetto al periodo di ‘boom’ è arrivata a toccare il 40%.
Non sono poche, comunque, le persone che continuano a preferire il contante ai braccialetti, ciondoli e collanine “residuati” di battesimi e comunioni rimasti per anni in un cassetto. “Più che per vera necessità – sottolinea il titolare dello sportello di Corso Romita – oggi in molti vendono il proprio oro per avere denaro liquido nella maniera più rapida. Tanto è vero che i ritiri migliori posso dire di averli fatti con le eredità”. La cifra più alta versata ad un cliente? “Intorno ai 20 mila euro, pagati con assegno. Era quasi mezzo chilo d’oro. L’oggetto più strano? Un piccolo ciondolo a forma di pene, quello l’ho conservato”.