Frutta sottopagata ai produttori: “L’industria senza etica”
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Irene Navaro  
21 Agosto 2019
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08:04 Logo Newsguard
L'analisi

Frutta sottopagata ai produttori: “L’industria senza etica”

L'allarme di Coldiretti Piemonte: ?Pesche pagate 1 centesimo al produttore, ma il succo viene venduto a 3 euro al bar"

ALESSANDRIA – I conti non tornano, per Coldiretti, nel settore ortofrutticolo. Alla situazione già critica, a causa della condizioni atmosferiche, «l’industria continua ad agire indisturbata e in maniera tutt’altro che etica, a sottopagare le pesche di cui utilizza poi la polpa per succhi di frutta e marmellate, cibi preferiti anche dai bambini».

A sostenerlo sono Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte Bruno Rivarossa Delegato Confederale che lanciano un appello per rivedere il sistema di filiera, anche attraverso un Osservatorio regionale su prezzi e sulle dinamiche del mercato dell’ortofrutta piemontese.

La ragione? I produttori sono «costretti» a conferire frutta e, in particolare le pesche in questo periodo dell’anno, pagata pochi centesimi ed avviati alla trasformazione fuori regione, per essere rivenduta come prodotto finito a prezzi centinaia di volte superiori.

Oltretutto, proseguono da Coldiretti, «l’agroindustria percepisce finanziamenti grazie ad apposite misure del Psr. É questo il modo poi di tenere sotto scacco i produttori?»

La situazione era già stata evidenziata con l’evento Frutta e Legalità”, lo scorso 28 giugno, durante il quale l’associazione aveva «acceso i riflettori su quanto sta avvenendo nel mercato frutticolo piemontese che ha un fatturato di oltre 500 milioni di euro con una superficie di 18.479 ettari e oltre 7 mila aziende».

Proprio in quella occasione, il Presidente della Regione, Alberto Cirio, si è impegnato ad attivare con l’Osservatorio Agromafie, un Osservatorio regionale su prezzi e sulle dinamiche del mercato dell’ortofrutta piemontese. «Occorre – concludono Moncalvo e Rivarossa – dar seguito al più presto a tale impegno anche per monitorare questa situazione e per scoprire quali sono i marchi che producono senza tener conto di alcun valore etico».

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