Quasi 200mila famiglie piemontesi ai limiti della povertà
Il report della Coldiretti, che inizia a sperimentare la 'spesa sospesa'
ALESSANDRIA – I dati parlano chiaro: 5 milioni i residenti in Italia che si trovano in una condizione di povertà assoluta; 2,7 (ossia più della metà) le persone che si sono trovate costrette a chiedere aiuto per il cibo da mangiare.
Tra le categorie più deboli degli indigenti, si contano 453mila bambini di età inferiore ai 15 anni, quasi 197mila anziani sopra i 65 anni e circa 103mila senza fissa dimora. I numeri non mentono. Questa la tragica situazione di molti italiani, che emerge dal rapporto Coldiretti.
La stragrande maggioranza di chi è stato costretto a ricorrere agli aiuti alimentari – secondo Coldiretti – lo ha fatto attraverso la consegna di pacchi alimentari che rispondono alle aspettative dei nuovi poveri (pensionati, disoccupati, famiglie con bambini), che per vergogna preferiscono questa forma di sostegno al consumo di pasti gratuiti nelle strutture caritatevoli.
A conferma di questa tendenza, sulla base dei dati sugli aiuti alimentari distribuiti con i fondi Fead attraverso l’Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura (Agea), sarebbero appena 113mila quelli che si sono serviti delle mense dei poveri a fronte di 2,36 milioni che avrebbero invece accettato l’aiuto dei pacchi alimentari.
Per quanto concerne il Piemonte, le famiglie che vivono in condizioni di povertà assoluta, cioè che non possono permettersi spese essenziali come l’acquisto dei farmaci, sono quasi 200mila, corrispondente a circa il 5,9% della popolazione. Una percentuale relativamente bassa, in quanto inferiore alla media nazionale (pari al 6.2%), ma che fa comunque della nostra regione la maglia nera del nord Italia industriale.
Dopo la crisi del 2008, il reddito netto piemontese è sceso circa del 12% tra il 2007 e il 2016, ricominciando a crescere solo a partire dal 2013; ma con una variazione inferiore sia alla media nazionale (+1,6% contro +3,2%) sia a quella delle ripartizioni Nord Ovest e Nord Est (rispettivamente +2,0% e +5,8%). Pertanto, in valori assoluti e al netto dell’inflazione, il livello del reddito medio è calato di circa 4.200 euro in Piemonte contro i 3.600 euro nella media italiana (valore che scende a 2.600 euro considerando solo il Nord Ovest).
Si tratta di una realtà durissima che, però, non riguarda solo i 2,7 milioni di italiani che non hanno di che mangiare; anzi, chiunque può intervenire e dare il suo contributo per offrire loro un aiuto concreto. Infatti di fronte a questa situazione, accanto a varie organizzazioni attive nella distribuzione degli alimenti, ci sono “le aziende di Campagna Amica, che, in occasione dei Villaggi Coldiretti, hanno contribuito con il progetto della Spesa Sospesa, nato lo scorso anno a giugno – raccontano Roberto Moncalvo (presidente di Coldiretti Piemonte) e Bruno Rivarossa (delegato confederale) – Così facendo, ognuno ha la possibilità di fare una donazione libera presso i banchi del mercato per fare la spesa a favore dei più bisognosi. Frutta, verdura, formaggi, salumi ed ogni genere alimentare raccolto vengono consegnati alla Caritas che si occupa della distribuzione alle famiglie in difficoltà. Certo – concludono – è necessario intervenire a livello strutturale per rompere questa spirale negativa, dare nuovi stimoli ed impulsi alla nostra regione e generare percorsi economici che possano aumentare il reddito di chi oggi vive sotto la soglia di povertà.”