Alla ricerca della sala: il giro (d’Italia) dei cinema
Nicola Curtoni ed Emilia Desantis, due giovani cinefili viaggiatori, hanno raccolto dati, esperienze, immagini: li abbiamo incontrati per ascoltare dalla loro voce il racconto di questo originale e innovativo progetto
Nicola Curtoni ed Emilia Desantis, due giovani cinefili viaggiatori, hanno raccolto dati, esperienze, immagini: li abbiamo incontrati per ascoltare dalla loro voce il racconto di questo originale e innovativo progetto
Il colpo di fulmine professionale tra Emilia e Nicola è stato immediato e pochi mesi dopo il loro primo incontro è iniziato un viaggio lungo 5.400 km, che ha attraversato 38 città e 17 regioni, con l’esplorazione di 48 cinema. Oggi, i due cinefili viaggiatori continuano la loro avventura insieme al libro (Alla ricerca della sala: il giro d’Italia dei cinema, Edizioni Il Mosaico, 2018, realizzato con il sostegno di Acec e il patrocinio di Fice, Ucca, Fic-Federazione Italiana Cineforum), in cui hanno raccolto i dati, le esperienze, le immagini accumulati: li abbiamo incontrati per ascoltare dalla loro voce il racconto di questo originale e innovativo progetto.
Come è nata l’idea del giro d’Italia “alla ricerca della sala” e in che cosa consiste?
Durante il mio periodo di lavoro nei cinema francesi ho conosciuto un’esperienza simile che due giovani cinefili francesi avevano fatto: girare un sacco di sale indipendenti (cioè non appartenenti ai grandi gruppi) per avere uno spaccato di come si gestisce oggi una sala cinematografica. Quali cose funzionano? Quali cambiamenti rispetto al passato? Non c’era alcun libro che potesse rispondere a queste domande. Dovevo andare fisicamente a incontrare gli esercenti e visitare le loro sale. Ho incontrato Emilia Desantis, spalla nel viaggio e coautrice del libro, ed abbiamo deciso di partire assieme.
Quali sono state le tappe principali del vostro viaggio?
Da Milano a Sciacca abbiamo percorso 5.400 km, toccando 33 città diverse, in 17 regioni. Dalle grandi città ai paesini; se c’era un cinema che ci interessava ci fiondavamo, che fosse a Roma o nell’entroterra molisano. Sul nostro sito abbiamo pubblicato una scheda per ognuno dei 48 cinema visitati.
Qual è la condizione attuale delle sale indipendenti italiane?
Non possiamo generalizzare, perché noi conosciamo delle sale che lavorano meglio della norma. Come a scuola, se proprio si deve copiare si copia dai migliori; e nella selezione delle sale (perché prima di partire per i 50 giorni di viaggio avevamo già un programma abbastanza dettagliato) ci siamo fatti aiutare anche da gente più esperta di noi. Il quadro che ne abbiamo tratto è molto complesso. Da una parte poche assunzioni, un mercato stagnante per gli incassi, un’incredibile paura del futuro e poca capacità di adattarsi. Dall’altro – cosa che pochi dicono – un boom di monosale che hanno ricominciato a riaprire. Le sale che abbiamo visitato erano spesso in crescita di spettatori, in anni di forte contrazione. Sperimentare ed avere un orecchio attento ai bisogni del pubblico è il miglior antidoto per le sfide che la sala dovrà affrontare.
Quali potenzialità e, per contro, problematiche avete percepito nel corso della vostra ricerca?
Ogni sala ha la sua storia. A livello nazionale, però, il grande problema è l’accesso ai film. Quando esce un nuovo film sei spesso obbligato a proiettarlo in esclusiva (ossia solo quel film per tutto il week end) e a volte per minimo due settimane. Questo per un cinema monosala è molto pericoloso. Se aspetti un paio di settimane hai invece dei costi di noleggio elevato. Il minimo garantito (cioè il prezzo che si deve pagare al distributore anche se abbiamo solo 10 persone in sala) è molto alto in Italia: dai 150 ai 250 euro, contro i 100, 150 della Francia. Nel Bel Paese abbiamo il doppio del rischio economico e questo ci porta a sperimentare poco.
Avete dei ricordi legati a una sala in particolare, o a uno dei tanti esercenti che avete incontrato?
Sono tanti! Il nostro libro, Alla Ricerca della Sala, è un diario di bordo del viaggio, proprio perché la cosa più bella sono stati gli incontri, le cene, i paesaggi, i km in macchina. Anche tanti gli aneddoti, come in quella sala di Lioni dove pioveva e la gente pensava fosse “l’effetto Dolby” (era una proiezione di Titanic). Oppure, per promuovere un film su degli allevatori di pecore (Rams – Storia di due fratelli e otto pecore), delle lotterie tra gli spettatori con in palio… dei pecorini per un anno! Nella stragrande maggioranza dei casi siamo stati accolti bene, anche se non è mancato chi ci ha guardato con sospetto o che ci ha un po’ presi in giro. Non ci siamo fatti scoraggiare, per fortuna.
Com’è possibile, a vostro parere, per un cinema indipendente reggere la sfida con le multisale continuando a proporre una programmazione di qualità?
Bisogna proporre un modello alternativo. E non c’è una sola strada, ma molte, a seconda delle proprie caratteristiche: l’importante è avere un’anima, un’identità, creare un posto piacevole e saperlo comunicare. Abbiamo raccolto durante il giro una sessantina di spunti-idee per una sala del futuro e li abbiamo pubblicati nell’ultimo capitolo del libro. Come il viaggio, non hanno la pretesa di essere esaustivi, ma solo, speriamo, utili a qualcuno.
Quali saranno le tappe future del vostro giro?
Stiamo promuovendo il nostro libro, in cui nessun editore ha creduto. L’abbiamo stampato da soli (con un contributo Acec) e dopo aver terminato la prima stampa ne abbiamo fatta una seconda, che oggi si trova anche in libreria. Siamo giovani, testardi e sognatori: ora che il Giro è finito aspettiamo un’altra idea in cui buttarci a capofitto…