I Comuni non danno un euro per il turismo provinciale, così Asti ‘scappa’ con Alba
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G. P. - redazione@alessandrianews.it  
17 Settembre 2018
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I Comuni non danno un euro per il turismo provinciale, così Asti ‘scappa’ con Alba

Per capire la scelta astigiana bastano alcuni numeri: per Alexala i grandi Comuni danno poco più di mille euro, la Provincia non è socia, né ci sono partner privati che investono. Allora di cosa ci lamentiamo? La scelta politica sarà comunque di fare una cosa a tre (Langhe, Asti, Alessandria)

Per capire la scelta astigiana bastano alcuni numeri: per Alexala i grandi Comuni danno poco più di mille euro, la Provincia non è socia, né ci sono partner privati che investono. Allora di cosa ci lamentiamo? La scelta politica sarà comunque di fare una cosa a tre (Langhe, Asti, Alessandria)

ALESSANDRIA – La decisione di Asti di fondere l’agenzia turistica con Alba anziché con la provincia di Alessandria era arrivata come una doccia fredda. Uno ‘schiaffo’, come a sottolineare un cambio di carte in tavola già scontate. Invece nella geografia piemontese ogni ente ha una storia a parte. E se le Camere di Commercio alessandrina ed astigiana hanno già fatto le pubblicazioni di nozze e praticamente sono pronte ad unirsi, per le agenzie turistiche era tutta un’altra partita. Economica e politica. 

Perché i motivi dell’agenzia turistica di Asti di guardare ad ovest (Alba), invece che ad oriente (Alessandria) ha destato clamore e stupore, quasi come se si parlasse di tradimento?. “Il Sindaco di Asti ha cercato per un anno intero il Sindaco di Alessandria attraverso la segreteria (non ha evidentemente il numero di cellulare, anche se pare strano che nell’era della comunicazione istantanea non si siano trovati…) senza ottenere mai risposta”, punzecchia il consigliere regionale PD Domenico Ravetti, come per dire che forse tutta questa volontà di dialogare dalla parte mandrogna non c’è mai stata. Fino a ieri, quando è scoppiato ‘il ‘caso’ e tutti i politici di destra e di sinistra hanno mediato per fare una cosa a tre, ovvero Atl di Alba, Asti e Alexala (provincia di Alessandria). “L’auspicio è quello di ricomporre un comprensorio Unesco allargato che possa apprendere dall’albese una modalità di lavoro e di approccio al tema della promozione turistica. Per questo è necessario che sia gli enti locali che il tessuto economico alessandrino, si facciano carico di un’azione rapida e seria”, commenta il consigliere regionale 5 Stelle, Paolo Mighetti. Anche da Forza Italia, on. Massimo Berutti ricorda che una super agenzia turistica è una scelta oculata, per un “posizionamento strategico per gli anni futuri”.

Si va dunque verso la direzione di una grande Atl del Piemonte meridionale, con l’Albese capofila, Asti che pensa in grande, e Alessandria ancora in cerca di identità (e di fondi). Ma alla fine, perché Asti ha rivolto lo sguardo verso i cugini langaroli? 

Dato per assodato che l’Atl Langhe Roero Alba Bra ha sempre investito molto in turismo e cercato anche partner privati, per Alexala è esattamente il contrario. Per il turismo albese la Camera di Commercio versa 8400 euro, il consorzio commercianti 33.600, le banche 48mila, 85mila e 70mila arrivano dagli enti pubblici. 

Ora la provincia di Alessandria. Palazzo Ghilini non è neppure socio di Alexala, e basterebbe questo dato per capire la differenza (lì si fa squadra, da noi ognuno pensa al proprio campanile). I sette comuni centrozona, capoluogo compreso, hanno versato per il turismo provinciale, a testa, 1700 euro. La Camera di Commercio dà 5700 euro, la Fondazione CrAl 3410. Di partner privati neppure l’ombra. 

Quindi, prima di gridare allo scandalo, sarebbe meglio leggere qualche numero in più, per capire la scelta di Asti, che in un’economia di libero mercato concorrenziale parrebbe pure di buon senso. La politica comunque si è messa in mezzo, assessore regionale Parigi in testa, ed è probabile che si arrivi ad un accorpamento a tre, ma solo se Alessandria (intesa come territorio) farà la sua parte. 
 

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