Ospedali, nessuna chiusura in vista. Ma in tanti vanno a farsi curare fuori
Smentita dall'assessore alla Sanità l'ipotesi di chiudere gli ospedali di Novi, Ovada, Acqui, Tortona e Casale per costruire un nuovo nosocomio provinciale. Ma aumentano gli alessandrini che decidono di farsi curare fuori regione
Smentita dall'assessore alla Sanità l'ipotesi di chiudere gli ospedali di Novi, Ovada, Acqui, Tortona e Casale per costruire un nuovo nosocomio provinciale. Ma aumentano gli alessandrini che decidono di farsi curare fuori regione
«Nessuno di questi provvedimenti è contenuto nel Piano di edilizia sanitaria che la Regione Piemonte ha approvato e nessun atto è previsto per il futuro in tal senso», ha detto il numero uno della sanità piemontese. Lo studio – chiariscono da Torino – è stato commissionato all’unanimità a ottobre dal consiglio regionale del Piemonte, su richiesta dell’attuale capogruppo del Partito Democratico Domenico Ravetti, con l’obiettivo di effettuare un’analisi dei bisogni di salute del territorio e di verificare l’eventuale possibilità di realizzare una nuova struttura ospedaliera ad Alessandria. Il documento è stato consegnato nei giorni scorsi al consiglio regionale: dal lavoro dell’Ires emerge chiaramente come l’ipotesi formulata dagli stessi ricercatori, che comporterebbe la dismissione di alcuni ospedali della provincia, sia considerata troppo gravosa – 285 milioni di euro – e dunque non praticabile.
A lanciare l’allarme era stato il consigliere regionale di opposizione Gian Luca Vignale. Se l’ipotesi di chiusura degli ospedali era esagerata, ci sono però altri dati che il consigliere del Movimento nazionale per la sovranità mette in rilievo: «Dai 98 mila ricoveri del 2000 si è passati ai 67.700 del 2016, con una riduzione complessiva del 30 per cento, ma nel 2017 il 28 per cento degli alessandrini si sono fatti curare in ospedali fuori dalla provincia e il 15 per cento fuori regione».
«Lo studio dell’Ires evidenzia – conclude Vignale – come sia stata completamente sbagliata la politica dei tagli in sanità che ha portato un deficit nel bilancio causato dal fortissimo aumento della mobilità passiva dei pazienti verso Lombardia e Liguria».