Nell’Acquese il rifugio delle tartarughe abbandonate: “Il sogno è un’Oasi didattica”
Rino Sauta salva tartarughe ed altri rettili, in attesa di un grande progetto didattico sulle colline acquesi: un parco didattico dove ospitarne molte di più ed insegnare ai bambini tutto su questi animali millenari
Rino Sauta salva tartarughe ed altri rettili, in attesa di un grande progetto didattico sulle colline acquesi: un parco didattico dove ospitarne molte di più ed insegnare ai bambini tutto su questi animali millenari
Sono finite a Castelnuovo Bormida nella ‘riserva’ di Tartamondo onlus, l’associazione pensata e gestita da Rino Sauta che cura i rettili abbandonati, soprattutto tartarughe.
Ce ne sono un centinaio, alcune con lui da molti anni. Le cura, le studia e sogna per loro una casa ancora più grande, visto che il suo parco non può più ospitare ulteriori animali.
“Rettili tropicali vengono acquistati come giocattoli”, racconta Sauta, “Come quel tizio che ci aveva chiamati disperato perché la sua iguana era cresciuta fino a due metri di lunghezza. Il proprietario la teneva in una teca in cui non aveva neppure lo spazio per girarsi. Per lei era praticamente una bara di vetro. Così l’abbiamo adottata”.
Sono solo alcune storie degli esemplari che vivono nell’acquese: dalle tartarughe d’acqua prelevate nei laghetti urbani a rettili che sembrano usciti da Jurassic Park. “Molte specie sono di libero acquisto in Germania, Slovenia, Francia e Spagna. In Italia il commercio di tali animali è molto più regolamentato, così il business milionario lo fanno gli altri”. Gli appassionati comprano fuori frontiera e poi portano a casa, convinti, a volte, di aver poco più di un cagnolino. Inutile dire che si sbagliano. “Le tartarughe d’acqua che non hanno un grande valore economico vengono poi abbandonate lungo i corsi d’acqua. Se dovessero riprodursi, sarebbe un grave danno per l’ecosistema. Sono onnivore”.
Il problema è anche una certa legislazione poco efficace: “In questi giorni abbiamo inviato ai vertici del Movimento Animalista la proposta per chiederle aiuto nell’avanzare una modifica a una legge che interessa le tartarughe terrestri (testuggini). Le testuggini sono tutte a rischio di estinzione, sia quelle autoctone che quelle alloctone o esotiche. Per poter essere detenute devono avere un documento CITES. Molti italiani detengono ancora questi animali senza i documenti. A metà degli anni novanta ci fu una sanatoria temporanea che consentiva alle persone di regolarizzare le tartarughe in possesso”.
Ma non tutti vennero informati adeguatamente, così molti esemplari non vennero registrati. “Si calcola che vivano circa 5 milioni di tartarughe in Italia, ma i dati sono approssimativi”. Quelle ‘vecchie’ non si possono più registrare, ma senza chip né certificato si rischiano sanzioni. Un pasticcio all’italiana che potrebbe essere risolto con una nuova sanatoria.
Intanto Sauta sogna una vera e propria Oasi come centro didattico per imparare meglio il mondo dei rettili, e delle sue amiche tartarughe in particolare. “Ci sarebbe da ristrutturare un fienile… lo spazio incomincia a non essere sufficiente”.
Le oltre cento bocche da sfamare sono anche una spesa non indifferente: “Abbiamo bisogno di contributi per portare a termine questo progetto. Chiunque fosse interessato può visitare il sito tartamondo.it”. Il Centro non è aperto al pubblico. Per il momento è visitabile solo dagli associati e solo in occasioni di giornate particolari a scopo educativo.
Rino e le sue amiche col carapace sono – e saranno – protagoniste nella trasmissione su Retequattro di Michela Brambilla, “Dalla parte degli animali”. Nuove riprese sono previste in primavera, al risveglio dal letargo. Sul nuovo partito animalista della Brambilla e ‘benedetto’ anche da Silvio Berlusconi: “Siamo apolitici. Chiunque porti avanti le nostre istanze è ben accetto”.