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Sesso a pagamento con minorenni, almeno tre ragazze coinvolte
Sarebbero almeno tre le ragazze adescate dal sessantenne tramite internet ed indotte ad avere incontri a pagamento. Dopo i complimenti arrivava la proposta: sono una persona molto generosa...
Sarebbero almeno tre le ragazze adescate dal sessantenne tramite internet ed indotte ad avere incontri a pagamento. Dopo i complimenti arrivava la proposta: sono una persona molto generosa...
Sono almeno tre le studentesse cadute nelle rete di Giovanni Amato, imprenditore nel settore dell’autotrasporto della provincia di Alessandria.
E’ stato arrestato lo scorso giovedì dagli agenti della squadra Mobile e del servizio centrale operativo della Polizia, con l’accusa di induzione alla prostituzione. Davanti al giudice che ha convalidato l’arresto avrebbe detto di essersi invaghito di una ragazza, oggi diciassettenne, e di avere avuto rapporti solo con lei.
Per gli inquirenti, invece, sono almeno tre le ragazze coinvolte, tutte studentesse. Ma potrebbero essere anche di più.
Il primo approccio avveniva tramite il social network Facebook, dove Amato aveva un falso profilo. Chiedeva l’amicizia, virtuale, e poi iniziava il “corteggiamento”, prima rivolgendo alla vittima complimenti, poi chiedendo il numero telefonico. Da quel momento, se la ragazza lo forniva, il contatto si faceva più serrato, tramite il sistema di messaggistica Whatsapp.
Lui proponeva incontri che avvenivano spesso in un camper e, altre volte, in hotel della zona. Incontri che pagava, con somme ingenti, facendo leva sulla fragilità psicologica delle giovani.
Quando una delle ragazze ha provato a troncare la relazione, lui avrebbe iniziato a minacciarla di raccontare degli incontri alla famiglia.
E’ stata una insegnante a raccogliere qualche timido segnale di una delle studentesse e a segnalare il caso alla Questura, lo scorso maggio. Fin dai primi riscontri della polizia, è emerso come le relazioni andassero avanti dal 2015. Hanno posto sotto sequestro un telefono cellulare, che l’uomo teneva in auto per non destare sospetti nella famiglia (ha moglie e due figli) e, successivamente computer e tablet. Chat e messaggi che lascerebbero poco spazio all’interpretazione. Le giovani vittime ricevevano denaro che spendevano in abbigliamento, a volte per acquistare sostanze stupefacenti, in alcuni casi anche per fare la spesa di beni di prima necessità, senza che le famiglie, del tutto estranee, avessero sospetti.
L’uomo resta in carcere, in attesa dell’inizio del processo, difeso dall’avvocato Giuseppe Lanzavecchia. Le indagini proseguono per capire se altre ragazze sono coinvolte nella rete.
(nella foto il dirigente della squadra mobile di Alessandria)