Gli acquedotti fanno acqua da tutte le parti: più di un quarto dell’oro blu si disperde
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Gli acquedotti fanno acqua da tutte le parti: più di un quarto dell’oro blu si disperde

La dispersione dell'acqua dalla nostra rete idrica è del 29%, sotto la media nazionale ma comunque ragguardevole. "Tubature vecchie", è la facile diagnosi. Ma in questi anni non è cambiato molto. Gli interventi sono sui depuratori e acque reflue, la dispersione rimane com'è.

La dispersione dell'acqua dalla nostra rete idrica è del 29%, sotto la media nazionale ma comunque ragguardevole. "Tubature vecchie", è la facile diagnosi. Ma in questi anni non è cambiato molto. Gli interventi sono sui depuratori e acque reflue, la dispersione rimane com'è.

ALESSANDRIA – La Giornata Mondiale dell’Acqua dello scorso 22 marzo dovrebbe averci insegnato ancora una volta a rispettare le fonti idriche, a non inquinarle né a sprecarle ulteriormente. Già, perché l’acqua dei nostri acquedotti, quella che sgorga comodamente in casa, viene sprecata in una discreta percentuale appena apriamo i rubinetti. Le tubature vetuste, i danni accidentali, le calamità naturali e chissà cos’altro sono la causa di una ‘fisiologica’ dispersione di acqua potabile, prima ancora che arrivi a destinazione.

Lo dice l’Istat in un report del 2014: i tubi fanno acqua, nel vero senso della parola, lasciando andar via il 35% in media di ‘oro blu’, che torna nelle falde o nei mari. 

Ad Alessandria e nel territorio dell’Ato6 – 148 Comuni della Provincia, dalla pianura agli Appennini liguri – la dispersione media dell’acqua è del 29%. Si dirà, visto che la statistica è datata di un paio d’anni magari nel 2017 le cose saranno cambiate un pochino… e invece no. 

L’ing. Adriano Simoni sottoscrive sostanzialmente il dato, anche se sottolinea che “staimo lavorando alla sostituzione delle tubature e all’aggiustamento delle pressioni“, proprio per ottimizzare l’acqua. E conferma che in tanti casi anche sotto le nostre case scorrono tubature vetuste e fallate. Ci stanno lavorando, quindi. Il piano dei lavori 2016-19 redatto proprio da Simoni e dal collega Giuseppe Ruggiero dà però altre priorità, in base ai fondi disponibili ed evidentemente alla gravità della situazione della rete idrica gestita dall’Ato6.

“Le macrocriticità più diffuse”, è scritto sul documento, “sono quelle relative all’inadeguatezza degli impianti di depurazione e delle reti di approvvigionamento“. Adeguamento dei maggiori impianti di depurazione dell’ATO6 (Cassano, Tortona, Novi Ligure, Alessandria, Acqui Terme, Bistagno e Cassine), tutti interventi già parzialmente finanziati con provvedimento regionale. “Tale criticità coinvolge sostanzialmente tutta la popolazione ricadente nell’ATO6”. Oltre il 40% degli investimenti complessivi, più di 20 milioni, servono a mettere a posto i depuratori.
“Relativamente alla criticità del servizio di adduzione essa coinvolge comunque una percentuale di popolazione molto alta (87% circa). Ma, rispetto alla categoria di intervento rivolta alla depurazione, la percentuale complessiva degli interventi è intorno al 4%, poco meno di 2 milioni di €.

 

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