Grinding punta su Cassine, ma il prezzo da pagare è stato salato…
Grinding concede una revisione dei termini dei contratti individuali e collettivi, annunciando la riassunzione di cinque esuberi a causa dei licenziamenti volontari degli ultimi mesi. Per restare a Cassine si chiederà a Tacchella un contratto d'affitto più basso. "Occorre ridare fiducia ad un ambiente scoraggiato". Intanto non tutti sorridono...
Grinding concede una revisione dei termini dei contratti individuali e collettivi, annunciando la riassunzione di cinque esuberi a causa dei licenziamenti volontari degli ultimi mesi. Per restare a Cassine si chiederà a Tacchella un contratto d'affitto più basso. "Occorre ridare fiducia ad un ambiente scoraggiato". Intanto non tutti sorridono...
Un altro punto fondamentale che dovrà essere risolto riguarda la ratifica della nuova cassa integrazione. “Ci è stato assicurato che presto verrà presentata richiesta al Ministero. Nel frattempo chi non troverà subito una collocazione lavorativa all’interno dello stabilimento sarà messo dall’azienda in ferie anticipate con la piena retribuzione dello stipendio, in attesa della nuova cassa ” conferma Oliaro.
I capannoni del sito cassinese sono ancora proprietà di Alberto Tacchella, al quale Grinding chiederà di ridurre il contratto d’affitto in quanto la metratura utilizzata per le lavorazioni del nuovo marchio si ridurrà sensibilmente rispetto al passato. “I dirigenti della Grinding ritengono che, usufruendo soltanto di una porzione di tutto il sito e tenendo conto che questo sarà ristrutturato a spese dell’azienda, sia il caso di riconsiderare i costi di locazione”. Se non si dovesse raggiungere un accordo – possibilità in realtà abbastanza remota – Grinding potrebbe decidere di spostare l’intera produzione in un’altra struttura del territorio (si resterebbe comunque tra acquese e alessandrino) più adatta alle esigenze produttive. “Ci è stato garantito che la priorità è restare a Cassine, e che il trasferimento in blocco a Piacenza è comunque da escludere – assicura Oliaro – Ad ogni modo, tutto sarà definito molto probabilmente nei prossimi due o tre mesi”.
Nel frattempo, in questi ultimi due giorni a Cassine sono stati selezionati cinque nomi tra le figure professionali inizialmente tra quelle in esubero che verranno invece reintegrati in organico per sostituire i cinque dipendenti sui sessanti complessivi che negli ultimi tre mesi hanno dato le dimissioni. “Inoltre, – aggiunge il segretario Fiom – se nei prossimi mesi il ciclo produttivo raggiungerà un certo regime, la nuova dirigenza non esclude un’implementazione dell’organico andando ad attingere tra gli ex dipendenti che usufruiscono dell’indennità di disoccupazione (Naspi, n.d.r.)”.
“Ci sono ancora parecchie cose da mettere nero su bianco (ancora non è stato presentato un vero e proprio piano aziendale, n.d.r.), – precisa Oliaro – ma le sensazioni sono positive. Con la nuova dirigenza siamo stati molto chiari: a Cassine si deve ridare fiducia ad un ambiente che fino ad oggi ha sempre pensato che il vero fine della Grinding fosse il trasferimento in blocco del marchio a Piacenza con la chiusura dello stabilimento cassinese. Ora tocca a loro smentire con i fatti tali convinzioni”.
Una trattativa lunga e travagliata che lascia sul campo parecchi feriti. Dei circa 180 lavoratori dei tre siti del Gruppo Imt, un centinaio sono rimasti senza lavoro. A Cassine, meno di una ventina su 80, sono da oggi disoccupati, sacrificati per rientrare nei piani economici aziendali stabiliti dalla nuova proprietà. Si poteva fare di più per loro? Da parte di Grinding Technology certamente sì. I sindacati, di fatto, sono stati costretti ad andare in deroga all’art. 2112 del codice civile pur di evitare il fallimento dell’ex Imt, lasciando decidere agli stessi lavoratori se accettare o meno la riassunzione rinunciando ai diritti maturati negli anni per ricominciare da zero ai minimi contrattuali. ‘O si fa come diciamo noi o salta tutto’, questo il non detto in realtà chiaramente dimostrato in una situazione in cui chi stava comprando ha sempre avuto il coltello dalla parte del manico. Ad ogni modo, restano diversi interrogativi sulle reali intenzioni della multinazionale taiwanese FFG (proprietaria delle new.co. Grinding Technology), una holding leader mondiale nel settore che, a conti fatti, acquisisce un’azienda di 180 dipendenti lasciandone a casa più della metà e riassumendo i restanti obbligandoli ad accettare condizioni contrattuali estreme.