Distretto: i sindaci varano il nuovo regolamento
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Redazione - redazione@ovadaonline.net  
27 Dicembre 2016
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Distretto: i sindaci varano il nuovo regolamento

Prove tecniche di coabitazione tra Ovadese e Acquese accorpate in un unico ente dalla Regione. Il sindaco Lantero: "Abbiamo uniformato le regole"

Prove tecniche di coabitazione tra Ovadese e Acquese accorpate in un unico ente dalla Regione. Il sindaco Lantero: "Abbiamo uniformato le regole"

OVADA – Probabilmente è una piccola vittoria per il nostro territorio anche se è presto per affermare che le “fughe” verso l’acquese dei servizi forniti al distretto siano scongiurate definitivamente. La speranza è che il regolamento approvato la settimana scorsa sia un punto di partenza per una gestione corretta e utile alla gente. Si sono incontrati a Prasco i rappresentati dei 47 comuni che fanno parte del distretto sanitario accorpato di Ovada e Acqui Terme nato diversi mesi fa per volontà dell’Asl su direttiva della Regione Piemonte. Obiettivo dell’incontro stabilire su quali basi il nuovo comitato dei sindaci dovrà rapportarsi con l’Asl che all’atto della creazione del maxi distretto enunciò come obiettivo primario il potenziamento della medicina di territorio.

“In sostanza – spiega il primo cittadino di Ovada, Paolo Lantero – si sono scritte le nuove regole del gioco, uniformando quelle del nostro distretto e quelle in vigore ad Acqui”. Materia spinosa quella dei contrappesi specie se si tiene conto che l’Acquese è espressione di 29 centri, tredici i più di quelli dell’Ovadese, e che il nostro territorio coi suoi 27 mila abitanti rappresenta meno della metà della torta nel suo complesso. Si è stabilito che il presidente del comitato, che a Ovada era per regola quello del centro zona, d’ora in poi sarà invece eletto o nominato, in caso di intesa tra i Comuni, così come il suo vice. L’organo esecutivo sarà poi costituito da 3 a 7 membri, che non saranno necessariamente sindaci, e si è anche stabilito come, in fase di votazione di provvedimenti o delibere, peseranno le preferenze dei Comuni: il criterio sarà quello del numero dei consiglieri seduti nelle varie amministrazioni, quindi 17 per Acqui e Ovada e 11 per i Comuni minori, lasciando alle due città una minima supremazia senza che si trasformi in uno strapotere decisionale nei confronti dei paesi.

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