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    “Dopotutto,
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    Daria Ubaldeschi - redazione@ilnovese.info  
    7 Dicembre 2016
    ore
    00:00 Logo Newsguard

    “Dopotutto, domani è un altro giorno”

    Come chi lo ha visto sa bene, il film "Via col vento" è ricco di spunti per molte tematiche esistenziali, ma quella sulla quale voglio soffermarmi, seguendo il filone della storia di Andrea e Marcello raccontata in questi mesi, è quello degli amori che finiscono, della delusione per relazioni che non riescono più a reggere agli urti della vita

    Come chi lo ha visto sa bene, il film "Via col vento" è ricco di spunti per molte tematiche esistenziali, ma quella sulla quale voglio soffermarmi, seguendo il filone della storia di Andrea e Marcello raccontata in questi mesi, è quello degli amori che finiscono, della delusione per relazioni che non riescono più a reggere agli urti della vita

    OPINIONI – Con questa memorabile frase si chiude “Via col vento”, capolavoro cinematografico del 1939: a pronunciarla, tra le lacrime, Rossella O’Hara, pensando a ciò che ha perso, alla propria terra che brucia, ad un amore impossibile, alla morte della figlia, al dissolversi di sogni illusioni. Come chi lo ha visto sa bene, il film è ricco di spunti per molte tematiche esistenziali, ma quella sulla quale voglio soffermarmi, seguendo il filone della storia di Andrea e Marcello raccontata in questi mesi, è quello degli amori che finiscono, della delusione per relazioni che non riescono più a reggere agli urti della vita, proprio come l’appassionante storia tra Rossella e Rhett Butler, di lei innamorato perdutamente, di lei costretto a infischiarsene…anziché amarsi per rimanere insieme tutta la vita, condizione che solo qualche generazione fa non solo era possibile, ma era la norma, mentre oggi pare sia diventato una rarità, una scelta che, a seconda dei punti di vista e delle proprie credenze, può apparire ammirabile o folle. Comunque sia, affrontare questo tema significa parlare del progetto di vita che ognuno di noi ha per se stesso nel mondo, di cui spesso siamo consapevoli solo in parte e che, quando trova ostacoli ad attuarsi o, come in questo caso, cessa di esistere facendo crollare le precedenti certezze, può gettare in uno stato di infinito sconforto e tristezza. In effetti, non è così facile “infischiarsene” quando la perdita, la rottura di un equilibrio fino ad allora sufficientemente stabile, irrompe costringendoci a guardare in faccia una situazione nuova e sconosciuta e che, in quanto tale, ci terrorizza per la sua lontananza da quello che era il nostro progetto iniziale, che eravamo tra l’altro convinti sarebbe arrivato al pieno compimento. Veniamo messi a dura prova, sentiamo spesso di essere al limite della tenuta psicologica, siamo presi da momenti di intenso scoramento, la sensazione pervasiva è quella di essere completamente soli al mondo, anche se circondati da persone, che però ci stanno accanto così faticosamente per il timore di dover entrare in contatto con il nostro dolore. Eppure andiamo avanti…ma quando sentiamo che il domani è un altro giorno di sofferenza, come si può fare? Per quanto capricciosa, ostinata, difficile nelle spigolature del suo carattere, non è facile avere il coraggio che il personaggio di Rossella incarna, un coraggio che trae forza prima di tutto dalle parole, dall’autorizzarsi ad esprimere la propria sofferenza, con la disponibilità anche a riconoscere le proprie responsabilità. Ed è quest’ultimo passaggio il più difficile da fare, ossia riconoscere quanto noi stessi abbiamo contribuito a determinare una scelta concretamente fatta dall’altro, ma che sarebbe ingenuo pensare che in qualche modo non sia dipesa, inconsciamente, anche da noi. Riconoscerlo ci permetterà a piccoli passi di farci sentire nuovamente timonieri della nave della nostra vita, attivi e in grado di determinare la rotta da prendere, di voltare pagina, come si usa dire, ridando ad ogni legame un significato nuovo di presenza diversa o di assenza necessaria.

    “L’amore non muore mai di morte naturale. Muore perché noi non sappiamo come rifornire la sua sorgente. Muore di cecità e di errori e tradimenti. Muore di malattia e di ferite, muore di stanchezza, per logorio o per opacità” (A. Nin).

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