Grinding si rimangia la parola: a Cassine 30 esuberi…e c’è anche l’ipotesi fallimento
A meno di un mese dall'ipotesi di accordo sottoscritta al Ministero dello Sviluppo Economico, i delegati della Grinding fanno marcia indietro e ribadiscono che la trattativa andrà in porto solo alle condizioni iniziali. A Cassine un terzo dei lavoratori verrà licenziato, ma i sindacati temono il fallimento. Martedì 29 il giorno della verità...
A meno di un mese dall'ipotesi di accordo sottoscritta al Ministero dello Sviluppo Economico, i delegati della Grinding fanno marcia indietro e ribadiscono che la trattativa andrà in porto solo alle condizioni iniziali. A Cassine un terzo dei lavoratori verrà licenziato, ma i sindacati temono il fallimento. Martedì 29 il giorno della verità...
“Gli emissari della Grinding si sono presentati al tavolo di crisi non soltanto riconfermando il piano aziendale iniziale, – spiega Alberto Pastorello, segretario provinciale Uilm Uil – ma avanzando condizioni addirittura peggiori. Abbiamo cercato in tutti i modi di scongiurare il mancato accordo e di trovare una soluzione che potesse tutelare tutti i lavoratori Imt. La controparte, però, si è dimostrata assolutamente sorda alle nostre richieste. Gli avvocati dell procedura di commissariamento si sono persino dichiarati disposti a farsi carico del costo dell’eventuale cassa integrazione, ma l’azienda ha negato qualunque possibilità di dialogo in tal senso”.
Per evitare il fallimento, la Grinding ha imposto una serie di condizioni che hanno messo i sindacati letteralmente con le spalle al muro. L’assunzione di 90 lavoratori è stata infatti vincolata alla rinuncia formale di tutti i 183 dipendenti al passaggio in Grinding (misura che di fatto tutela l’azienda da qualsiasi azione legale da parte dei non assunti). Una volta firmato tale accordo, i lavoratori che entreranno in organico dovranno inoltre rinunciare a tutto ciò che è stato maturato nel corso degli anni, accettando la riduzione di salario sui superminimi individuali.
Durante l’assemblea indetta a Cassine nella mattinata di ieri, giovedì 24, le parti sociali hanno manifestato ai lavoratori la loro impossibilità a sottoscrivere un’intesa del genere. “L’unica strada percorribile – dichiara Mirko Oliaro, segretario provinciale Fiom – era la firma dell’accordo da parte dei lavoratori in piena automomia. Per quanto riguarda l’ex Tacchella, tutti gli 86 dipendenti si sono resi disponibili ad accettare tali condizioni, se pur a malincuore”. A Riva presso Chieri e Casalecchio, invece, solo 4 dipendenti hanno negato il proprio consenso alla clausola. “Preso atto della volontà da parte della stragrande maggioranza dei lavoratori di accettare le condizioni imposte dalla Grinding, – continua il segretario provinciale di Fiom-Cgil – pur di salvare l’azienda ci siamo detti disposti ad andare in deroga all’articolo 2112 del codice civile. Gli aspetti economici della convenzione, quindi, sono stati accettati in piena autonomia da operai ed impiegati”.
Di fatto, i sindacati si sono trovati di fronte ad un compromesso concordato con l’amministratore delegato Livelli e sconfessato un mese dopo dai dirigenti della multinazionale taiwanese proprietaria della new.co costituita ad hoc per l’acquisizione del Gruppo Imt. “Siamo rimasti molto sorpresi dal fatto cha al tavolo della trattativa non vi fosse il dottor Livelli, che in sede ministeriale ha firmato l’ipotesi di accordo, pur subordinandola alla successiva accettazione della proprietà. – aggiunge Oliaro – In seconda battuta ci lascia molto perplessi il fatto che dopo poco tempo gli avvocati della Grinding ci abbiano comunicato la volontà da parte della stessa società di non dare seguito a quegli impegni che l’amministratore delegato ha sottoscritto al Ministero a fine ottobre. Mi preme comunque sottolineare che c’è sempre stata fortissima simbiosi tra le organizzazioni sindacali e i dipendenti della Imt-Tacchella. Ogni decisione è sempre stata discussa, condivisa ed approvata dai lavoratori”.
Ora la ‘palla’ passa alla dirigenza della Grinding, che dovrà decidere se concludere il negoziato nonostante i quattro ‘dissidenti’ che hanno deciso di non firmare il compromesso e che quindi avrebbero facoltà di intentare causa all’azienda. “Il comportamento della Grinding è veramente anomalo. – sostiene Narciso Merli di Fim-Cisl – Lo sforzo fatto dai lavoratori, dai sindacati e dagli avvocati della procedura non ha trovato alcun riscontro positivo. Ad ogni modo, il consenso all’accordo lancia una sfida ai nuovi proprietari, che ora dovranno davvero dimostrare quali siano le loro vere intenzioni”.
Nella serata di ieri, giovedì 24, le organizzazioni sindacali hanno inviato alla procedura di commissariamento la documentazione che attesta l’adesione della stragrande maggioranza dei dipendenti Imt e che dovrà essere visionata dai rappresentanti della Grinding. “Martedì 29 scadono le fidejussioni con cui la procedura ha sin qui gestito la situazione, – dichiarano i sindacati – se Grinding accetterà, a Bologna nel pomeriggio ci sarà la firma dell’accordo. Altrimenti, se salta tutto, verrà nominato il curatore fallimentare dal Tribunale di Bologna ed entro la metà di dicembre verrà formalizzato il fallimento del Gruppo Imt”.