Settanta avvisi di esproprio per la tangenziale indesiderata. “Qualcuno tira la giacca alla Provincia”
A fine luglio sono stati recapitati gli avvisi di esproprio ad una settantina di proprietari dei terreni interessati dal progetto della variante richiesta a Sezzadio dal Gruppo Riccoboni. La Provincia sta cercando di portarsi avanti con il lavoro" dichiara Piergiorgio Camerin di Sezzadio Ambiente. Intanto il caso potrebbe giungere in Parlamento
A fine luglio sono stati recapitati gli avvisi di esproprio ad una settantina di proprietari dei terreni interessati dal progetto della variante richiesta a Sezzadio dal Gruppo Riccoboni. ?La Provincia sta cercando di portarsi avanti con il lavoro" dichiara Piergiorgio Camerin di Sezzadio Ambiente. Intanto il caso potrebbe giungere in Parlamento
Martedì 26 luglio si sarebbe dovuta tenere la Conferenza dei Servizi indetta per discutere l’ampliamento della ditta Grassano di Predosa, proprietà della Riccoboni Holding. Pochi giorni prima, però, la stessa Riccoboni ha chiesto una proroga di 45 giorni per presentare un nuovo progetto, definito ‘meno impattante’ per il territorio. Per i comitati ‘no discarica’ neppure il tempo di cantare vittoria; mercoledì 27, infatti, si apprende che nel frattempo il Consiglio provinciale ha approvato la bozza di convenzione tra l’ente e la società proponente per la realizzazione della tangenziale necessaria ad evitare al centro di Sezzadio il passaggio dei camion carichi del materiale destinato a Cascina Borio. Tre gioni dopo, ad una settantina di proprietari dei terreni interessati dalla realizzazione del nuovo tratto stradale vengono recapitate le raccomandate di avviso per l’avvio delle procedure di esproprio.
“Siamo letteralmente caduti dal pero. Per la tangenziale – spiega Piergiorgio Camerin del Comitato ‘Sezzadio per l’ambiente’ – era stato realizzato un progetto che però andava incontro a tutta una serie di problematiche che di fatto ne hanno determinato lo stralcio. La Riccoboni, perciò, si è vista obbligata a presentare un altro progetto che tenesse conto di tutte le osservazioni scaturite durante la Conferenza dei Servizi di circa due mesi fa”. Progetto che al momento è ancora in fase di studio e che presumibilmente rimarrà tale almeno sino alla metà di ottobre.
Da dove arrivano perciò gli avvisi di esproprio? Su quali basi sono stati recapitati agli interessati se il progetto tangenziale è stato bocciato e definito rivedibile? “All’inizio ce lo siamo chiesti anche noi, poi ci è stato comunicato che gli avvisi sono stati inviati sulla base del primo progetto, ovvero quello respinto”. Procedura a quanto pare legittima dal punto di vista burocratico, forse poco consona considerata la situazione. “Parliamoci chiaro, la Provincia sta cercando di portarsi avanti con il lavoro. Gli avvisi sono stati inviati sulla base del primo progetto perché, bene o male, al 90-95% i terreni da espropriare rimarranno gli stessi”.
Secondo alcuni l’apparente fretta dell’ente provinciale sarebbe condizionata da interessi politici riconducibili alle prossime elezioni comunali. “Dubito fortemente che il prossimo anno la Rossa possa trovare spazi per essere riconfermata. – afferma Camerin – Questa premura è forse dovuta al timore che, in caso di sconfitta elettorale, si andrebbero a modificare alcuni equilibri poi difficili da ritrovare. In Provincia la Riccoboni ha certamente qualche punto di riferimento al quale tirare la giacca e mettere pressione nei momenti cruciali. Con l’arrivo di una nuova giunta tutto ciò potrebbe finire, probabilmente a certe persone questa eventualità mette i brividi”. “Non capiamo – continua Camerin – quali valide ragioni possano contrapporre migliaia di cittadini rappresentati da 24 sindaci ad un’azienda privata che intende stoccare tonnellate di rifiuti industriali al di sopra di una riserva d’acqua così importante. Un’azienda che si muove con l’appoggio della Provincia e degli Enti tecnici. Ci auguriamo che questo scenario attiri quantoprima l’interesse della magistratura, crediamo siano tanti gli aspetti sui quali occorre fare chiarezza”.
Gli agricoltori non hanno alcuna intenzione di perdere tempo e riuniti nel neonato comitato “Agricoltori della Valle Bormida” hanno deciso di adire per vie legali e porre strenua opposizione alle procedure di esproprio. L’intenzione è quella di andare fino in fondo, tanto che la questione potrebbe giungere a breve anche in Parlamento. Grazie al sostegno del gruppo “Alternativa Libera” del deputato Samuele Segoni, membro della VIII Commissione Ambiente Territorio e Lavori Pubblici, dopo aver sollecitato le associazioni di categoria il Comitato Agricoltori della Valle Bormida ha infatti presentato un’interrogazione parlamentare al Ministro dell’Ambiente a difesa della falda acquifera di Predosa/Sezzadio. Gli agricoltori fanno sapere che non intendono arretrare di un passo dalle proprie posizioni: “Questa è e continuerà ad essere una battaglia di buon senso contro un progetto folle che mette a rischio l’unica falda acquifera incontaminata dell’alessandrino. Gli agricoltori della Valle Bormida saranno sempre a fianco della popolazione, dei comitati, dei sindaci e di tutti coloro che portano avanti questa lotta”.