Cave e falde acquifere, una questione che riguarda tutta la provincia
Lunedì 30 maggio all'ex Taglieria del Pelo ad Alessandria si è discusso della situazione cave in provincia e del rischio inquinamento per le falde acquifere presenti nel sottosuolo. Cascina Clara e Buona e discarica di Sezzadio i principali argomenti della serata. Da Legambiente, dai sindaci e dai comitati di zona dure critiche per la giunta Rossa
Lunedì 30 maggio all'ex Taglieria del Pelo ad Alessandria si è discusso della situazione cave in provincia e del rischio inquinamento per le falde acquifere presenti nel sottosuolo. Cascina Clara e Buona e discarica di Sezzadio i principali argomenti della serata. Da Legambiente, dai sindaci e dai comitati di zona dure critiche per la giunta Rossa
All’assessore Lombardi l’ingrato ma doveroso compito di farsi portavoce dell’operato di Comune e Provincia e di illustrare i vari “step” procedurali messi in atto nel corso degli ultimi mesi.
La “patata bollente” che Lombardi si trova a dover affrontare riguarda l’insediamento di Cascina Clara e Buona, scelto da Cociv quale sito di deposito per circa un milione di metri cubi di smarino del Terzo Valico. Il Comune, a detta dell’assessore, avrebbe compiuto tutti i passi necessari alla salvaguardia del territorio e della popolazione. “Ad ottobre 2015, all’apertura della Conferenza dei Servizi, abbiamo presentato un documento in cui erano riportati in maniera molto dettagliata tutti i vincoli naturalastici avversi all’utilizzo del sito”, come ad esempio l’eccessiva vicinanza al campo pozzi Aulara o la possibile presenza di amianto e solventi nello smarino. “Insieme ad Arpa abbiamo poi messo in discussione le modalità di rilevazione della presenza di amianto nelle terre da scavo, – spiega Lombardi – secondo noi troppo imprecise. L’11 novembre, quindi, è stata approvata una delibera con la quale è stato sospeso l’inserimento dei siti Bolla, Guarasca e Clara e Buona nel piano cave del Terzo Valico”.
L’assessore all’Ambiente ricorda poi il “principio di precauzione”(politica cautelativa che riguarda decisioni su questioni scientificamente controverse, n.d.r.), invocato dal Comune ed accolto dalla Regione e come in occasione dell’ultima Conferenza dei Servizi sia stata mandata “una lettera in cui veniva ribadito il fatto che nella cava non dovesse essere conferito materiale contenente amianto”. Ma il 18 aprile scorso dalla Regione è arrivato il parere positivo “di compatibilità ambientale” rispetto alla cosiddetta “rinaturalizzazione e messa in sicurezza idraulica” dell’area di Cascina Clara e Buona, che di fatto spalanca le porte a Cociv e quindi al conferimento dello smarino.
Occorre ricordare che nell’aprile 2015, cioè quando con una delibera comunale è stato dato il nulla osta al deposito nelle cave Guarasca, Bolla e Cascina Clara e Buona del materiale proveniente dai cantieri del Terzo Valico (nel documento “considerato opera strategica”), l’assessore Lombardi si era opposto ribadendo il suo “no” alla concessione dei siti spinettesi. “Prima di avere lo smarino a Spinetta abbiamo tempo per ulteriori ricorsi”, afferma Lombardi. Una precisazione alla quale però associazioni e comitati di base non intendono dare credito.
Nelle associazioni ambientaliste e nei comitati di base sale la rabbia e la convinzione che la Provincia, fin dall’inizio, si sia schierata dalla parte dei privati coinvolti nella realizzazione del Terzo Valico. Gianfranco Baldi, sindaco di Cassine, accusa la Rossa di aver usato due pesi e due misure, prima in veste di sindaco e poi in quella di presidente della Provincia. “Per le cave di Spinetta il Sindaco si è comportato in una certa maniera, facendo quantomeno credere di avere davvero a cuore la tutela del territorio. Da parte del Presidente della Provincia, però, non ho visto la stessa solerzia nel caso della discarica di Sezzadio. Per Cascina Borio, ad esempio, il principio di precauzione non è stato assolutamente richiesto”. Gli fa eco Piergiorgio Camerin, del comitato “Sezzadio per l’Ambiente”, che ricordando la manifestazione in programma l’11 giugno ad Alessandria ribadisce che “i comitati di base non si fermeranno, anzi, proseguiremo la nostra lotta con ogni mezzo possibile. La Rossa abbia ben chiaro che la discarica a Sezzadio non si farà mai”. Un sito al di sotto del quale è presente la più ampia e profonda falda acquifera della provincia.
Se una discarica piena di rifiuti pericolosi rappresenta già di per sé una minaccia per il territorio, una discarica con simili caratteristiche realizzata in una zona a rischio alluvione può diventare una vera e propria “bomba ad orologeria”. “Gran parte del territorio alessandrino a ridosso del Tanaro, dell’Orba e del Bormida è a rischio esondazioni. – spiega Flavia Bianchi, responsabile all’urbanistica di Legambiente Piemonte – Nelle zone direttamente alluvionabili”, come in effetti sono le aree di Spinetta e soprattutto di Cascina Borio a Sezzadio, “la possibilità di realizzare cave contenenti materiali pericolosi non dovrebbe nemmeno essere presa in considerazione”.
Inquietante ed emblematica la riflessione sollevata da Piero Mandarino di Legambiente Vallemme, che ha ricordato come “negli anni ’80 sulle rive dell’Orba vennero trovati circa 2500 fusti contenenti sostanze tossiche. Dopo diverso tempo è iniziata la bonifica, interrotta nel 2005. Nell’autunno 2014 il torrente è esondato andando a riversarsi proprio nell’area dove erano stati interrati i bidoni. Pochi mesi fa a Castelferro e Mantovana è stata riscontrata la presenza di cromo esavalente nel locale acquedotto. Non ci sono prove ma qualcuno pensa ci possa essere una relazione con il sito che si trova a monte”. A qualcuno dei presenti viene quasi naturale rispolverare quel vecchio aforisma secondo cui “errare è umano, ma perseverare è diabolico.