La provincia rinuncia a 700 ettari di vigneto
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8 Aprile 2016
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La provincia rinuncia a 700 ettari di vigneto

Una provincia a vocazione vitivinicola che “rinuncia”, in parte, alla sua risorsa. E' il bilancio dell'entrata in vigore del nuovo sistema di autorizzazione per impianti vitivinicoli dal quale emerge come la Provincia di Alessandria abbia perso oltre 700 ettari di vigneto. Mentre ovadese, tortonese e casalese cedono, solo Gavi rilancia. E, intanto, da lunedì tutti al Vinitaly

Una provincia a vocazione vitivinicola che ?rinuncia?, in parte, alla sua risorsa. E' il bilancio dell'entrata in vigore del nuovo sistema di autorizzazione per impianti vitivinicoli dal quale emerge come la Provincia di Alessandria abbia perso oltre 700 ettari di vigneto. Mentre ovadese, tortonese e casalese cedono, solo Gavi rilancia. E, intanto, da lunedì tutti al Vinitaly

PROVINCIA – Una provincia a vocazione vitivinicola che “rinuncia”, in parte, alla sua risorsa. E’ il bilancio dell’entrata in vigore del nuovo sistema di autorizzazione per impianti vitivinicoli dal quale emerge come la Provincia di Alessandria abbia perso oltre 700 ettari di vigneto. In pratica le aziende alessandrine hanno ceduto il diritto ad impiantare vigne fino al 2030 ad altre aziende, collocate non solo fuori provincia, ma anche fuori regione. “Mentre alcune zone, come quella del Gavi, hanno acquistato i diritti, altre, le zone del tortonese, casalese e ovadese, vi hanno rinunciato”, spiega Carlo Ricagni, direttore di Cia Alessandria. I diritti a coltivare ettari di vigneti (non i terreni veri e propri che restano, ovviamente, nella disponibilità del proprietario, il quale però “rinuncia” a produrre vino) sono finiti in parte in provincia di Cuneo, nella Langhe: 338 ettari su 738 “perduti”. Il resto sono stati trasferiti in Veneto o Lombardia. Alessandria è dunque una provincia che, dal punto di vista della viticultura, viaggia a due velocità: da una parte il bianco nobile del Piemonte, il Gavi, dall’altra i rossi di tradizione, Barbera, Dolcetto e Nebbiolo, che arrancano.
Spiega Italo Danielli, presidente del Consorzio di Tutela e Promozione dell’Ovada Docg e vicepresidente provinciale di Cia Alessandria: “Le motivazioni che hanno spinto alcuni agricoltori a vendere i loro diritti di reimpianto sono date dalla mancanza di reddito soprattutto per chi vende le uve, dalla difficoltà di difesa dai danni provocati dagli ungulati e dallo scarso ricambio generazionale. Da questo momento dobbiamo ripartire: non dobbiamo perdere altre superfici a vigneto, ma ristrutturare le aziende orientate al vitivinicolo e l’intero settore”.

Il bilancio che arriva alla vigilia della più importante fiera del vino d’Italia, Vinitaly, che si apre a Verona il 10 aprile. Nonostante tutto, i viticoltori alessandrini ci saranno. Per la Confederazione Italiana Agricoltori parteciperanno le aziende Castello di Tassarolo, Facchino, Franco Ivaldi, I Pola, La Ghibellina, Tenuta San Pietro, Saccoletto Daniele, Gaggino. Per le aziende del territorio, la fiera del vino è una vetrina importante. “Il nostro territorio da sempre legato ad una tradizione enogastronomica di eccellenza – è il commento di Gian Piero Ameglio (nella foto con il direttore Ricagni), presidente provinciale Cia Alessandria – Il turismo in questa direzione sta sempre più aumentando e uno dei richiami principali p proprio il vino, che trova un mercato importante anche fuori dall’Italia. La nostra produzione vinicola, oltre a offrire opportunità di business, trasmette valori di storia e cultura, sapori e profumi del territorio”.
Aggiunge Ricagni: “Nella nostra provincia sono cresciute le aziende che producono direttamente la bottiglia di vino. E’ aumentata la qualità e sono stati avviati anche momenti di aggregazione da parte dei produttori: ciò rivela la volontà di crescere e di valorizzare i vini di questa parte meno conosciuta del Piemonte vitivinicolo”.

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