Musica per ricominciare a vivere
Home

Musica per ricominciare a vivere

Questa è la storia di sei ragazze scappate dalla Nigeria di Boko Haram e arrivate fortunosamente da noi. Oggi sono le Dynamite, un coro gospel che interpreta con passione e musicalità i brani più commoventi della tradizione religiosa afroamericana, ed è la risposta a quel passato da dimenticare

Questa è la storia di sei ragazze scappate dalla Nigeria di Boko Haram e arrivate fortunosamente da noi. Oggi sono le Dynamite, un coro gospel che interpreta con passione e musicalità i brani più commoventi della tradizione religiosa afroamericana, ed è la risposta a quel passato da dimenticare

OPINIONI – Ci sono piccole storie che meritano di essere raccontate. Lo meritano perché possono dare un esempio, far venire delle idee, e soprattutto perché trasmettono speranza. Questa è la storia di sei ragazze nigeriane, sei “migranti”, scappate dalla Nigeria di Boko Haram e arrivate fortunosamente da noi insieme al fiume di uomini, donne e bambini che giornalmente arrivano in Europa fuggendo dalla guerra, da persecuzioni, ma anche “soltanto” dalla povertà. Merrit, Sandra, Angela, Fabor, Victory e Sussex hanno alle spalle storie comuni a tanti migranti: la mattina in cui capisci fino in fondo che non puoi più restare, i preparativi affannosi, la fuga attraverso il deserto libico al prezzo di 2.500 dollari, la segregazione temporanea in un vero e proprio lager prima di trovare la possibilità di essere imbarcate su una delle carrette del mare.

Oggi sono le Dynamite, un coro gospel che interpreta con passione e musicalità i brani più commoventi della tradizione religiosa afroamericana, ed è la risposta a quel passato da dimenticare. Sono passate da Lampedusa, poi al campo di Settimo Torinese. Alla fine sono state “assegnate” a Borgomanero, dove le hanno accolte in una casa famiglia Mario Metti e i volontari di Mamre, associazione che da 15 anni si occupa di donne disagiate e sfruttate. L’associazione Mamre vuole proporre un modo di attuare l’accoglienza diverso da quelli che vengono normalmente praticati. Un’accoglienza fatta di piccoli numeri, a carattere familiare, che viene offerta da quasi vent’anni a ragazze madri o vittime di violenza, e da qualche mese anche agli uomini privi persino di un posto dove dormire.

Le ragazze non si conoscevano sono arrivate da zone diverse della Nigeria. Ma quando i volontari le sono andate a prendere, in auto hanno iniziato a cantare: “Avevano una voce splendida e cantare per loro è stato anche un modo di recuperare le radici, sono cristiane e cantavano motivi religiosi nigeriani: allora abbiamo pensato di farle cantare in chiesa”. Sussex, che ha 30 anni ed è la più “grande”, ha creato un progetto e sono nate le Dynamite.

“Noi siamo come la dinamite – racconta la ragazza, che in Nigeria mandava avanti un negozietto al mercato degli alimentari di Jos – vogliamo esprimere la nostra gioia di vivere, e lo facciamo ringraziando Dio di averci dato questa possibilità. Lo facciamo cantando. Siamo vive, stiamo bene, in Nigeria c’era il rischio di morire ogni giorno per mano di Boko Haram”.

Hanno in repertorio una ventina di canzoni, si sono esibite nelle chiese di Borgomanero, di Orta, al Santuario di Boca, all’isola di San Giulio davanti alla suore di clausura, dove il quotidiano silenzio è rotto soltanto dalle preghiere e dall’acqua del lago d’Orta contro le mura dell’antico edificio. La badessa Anna Maria Canopi, pietra angolare del monastero da oltre quarant’anni, ha eccezionalmente aperto le porte a quelle ragazze sfuggite all’inferno, per condividere la gioia e la forza interiore che esprimono attraverso il canto , e attraverso la testimonianza del calvario subito.

A lei hanno raccontato le loro storie. Sandra ha 19 anni e porta ancora sulle gambe i segni della fuga: “Una donna che si era offerta di darmi un passaggio con la sua jeep fino in Libia, ma nel deserto abbiamo avuto un incidente, lei è morta, io mi sono fratturata la gamba, ci ho camminato sopra per tre settimane per raggiungere il confine”. 

C’è chi in Nigeria faceva la disc jockey, come Merrit: “Ormai, con l’arrivo di Boko Haram, era diventato impossibile fare questo lavoro, ma tutto era rischioso. Là mettevo i cd di Rihanna e Bruno Mars, qui mi dedico ai canti religiosi, in Nigeria pensavo alla disco, qui canto la libertà ritrovata”. Fabor, 23 anni, nel Sud della Nigeria faceva la parrucchiera: “Non era neppure possibile fare quello, ormai si viveva nella paura. Nel mio Paese c’era un regime incapace di dare sicurezza agli abitanti”.

“Ci siamo lasciate alle spalle la persecuzione di Boko Haram e un paese diventato invivibile. Per questo – dicono Angela e Victory – abbiamo affrontato la sete, la paura, dando i nostri risparmi a chi ci garantiva di arrivare in Europa, abbiamo visto le stragi in Libia e siamo salite su barconi senza mangiare per cinque giorni”.
 
Non amano parlare del passato: “La nostra vita comincia da qui, da un lavoro in Italia, stiamo imparando la lingua, seguiamo corsi di cucito e di cucina”. E intanto cantano con una passione e un ritmo che non lascia star fermi i fedeli sui banchi.

Una bella storia di integrazione e accoglienza, “scritta” grazie al lavoro dell’associazione Mamre: “Tutti insieme – ha commentato Mario Metti, responsabile dell’associazione – possiamo generare qualcosa di veramente bello: un’accoglienza fatta in un determinato modo, a carattere familiare e che non ha niente a che spartire con l’assistenzialismo. Non dobbiamo prestare attenzione agli altri popoli solo perché si trovano in situazioni di bisogno, e non dobbiamo inserire queste persone nella categoria sociale degli ‘sventurati’. Dobbiamo unicamente accoglierle in quanto uomini e donne come noi e riscoprire la bellezza di donarci reciprocamente la vita perché abbiamo cose importanti da scambiarci: culture ed esperienze differenti”.

Il 20 settembre le Dynamite hanno aperto con i loro canti la Carovana della Pace da Cuneo a Boves: si esibiranno anche ad Alessandria, il 28 novembre, alle 18, nella Galleria Coop, invitate dall’Associazione UnWomen e dal Club Zonta.

Articoli correlati
Leggi l'ultima edizione