L’aborto clandestino? Costa appena 14 euro
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Elio Defrani - e.defrani@ilnovese.info  
28 Settembre 2015
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L’aborto clandestino? Costa appena 14 euro

Minorenni e donne che hanno superato il novantesimo giorno ricorrono a un farmaco da pochi spiccioli. Che però rischia di provocare gravi effetti collaterali se usato senza le necessarie precauzioni.

Minorenni e donne che hanno superato il novantesimo giorno ricorrono a un farmaco da pochi spiccioli. Che però rischia di provocare gravi effetti collaterali se usato senza le necessarie precauzioni.

CRONACA – Quattordici euro. Per la precisione, 13 euro e 97 centesimi. È il costo di un aborto clandestino, se si ha la fortuna di imbattersi in una farmacia dove non si va troppo per il sottile con le ricette. Da anni è infatti in commercio un farmaco anti-ulcera che annovera tra i propri effetti collaterali l’interruzione di un’eventuale gravidanza. All’estero è regolarmente utilizzato per questa pratica, soprattutto nei Paesi dove l’aborto non è permesso. Su internet si trovano veri e propri “manuali di utilizzo” che si basano sulle linee guida emesse dall’Organizzazione mondiale della sanità nel 2007: un modo per evitare che le ragazze utilizzino in maniera sconsiderata il farmaco e vadano incontro a gravi conseguenze di salute. Insomma, un segreto di Pulcinella.

Ragazze minorenni a rischio
E così sono tante le ragazze minorenni o le donne che hanno superato il novantesimo giorno dal concepimento (limite ultimo previsto dalla legge) che decidono di utilizzare l’aborto farmacologico fai da te. Sul mercato nero, nelle grandi città, le pasticche anti-ulcera si trovano a 20-25 euro: le più a rischio sono le giovanissime, perché l’assunzione di farmaci senza supervisione medica può provocare problemi di salute che vanno ben oltre l’interruzione della gravidanza.

Ricovero “ipocrita” per l’aborto farmacologico
Meglio sarebbe, dunque, affrontare senza preconcetti il problema dell’aborto farmacologico “controllato”, la cosiddetta pillola Ru 486 (che in realtà consiste in un mix di farmaci).
La legge esige che venga somministrata in regime di ricovero ospedaliero, della durata di tre giorni. Ma nella maggior parte dei casi le donne assumono la prima dose di farmaco e firmano per le dimissioni volontarie dall’ospedale. Dopo 48 ore tornano per la seconda dose e restano fino all’espulsione del feto, poi vanno a casa.
Un escamotage ipocrita per superare un ostacolo – il ricovero in ospedale – che non avrebbe una reale giustificazione sanitaria: secondo la Food and Drugs Administration, l’agenzia che negli Stati Uniti vigila sul corretto utilizzo dei farmaci, si sarebbero verificati solo 14 decessi su 1,5 milioni di aborti eseguiti con il metodo farmacologico.

 

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