Aborto, troppi medici obiettori negli ospedali
Due terzi dei ginecologi si rifiuta di praticare interventi di interruzione volontaria della gravidanza. Così la legge 194 rischia di venire di fatto disapplicata. Penalizzati i sanitari che decidono di fare il proprio dovere. A Novi Ligure la Consulta di Bioetica organizza l'incontro "Il buon medico non obietta"
Due terzi dei ginecologi si rifiuta di praticare interventi di interruzione volontaria della gravidanza. Così la legge 194 rischia di venire di fatto disapplicata. Penalizzati i sanitari che decidono di fare il proprio dovere. A Novi Ligure la Consulta di Bioetica organizza l'incontro "Il buon medico non obietta"
Il dato è simile anche negli altri ospedali della nostra provincia: a Acqui Terme i ginecologi obiettori sono il 57 per cento, a Tortona il 62 (cui si aggiunge la metà degli anestesisti), a Alessandria il 78. La situazione peggiore a Casale Monferrato, con l’88 per cento dei ginecologi e il 58 per cento degli anestesisti che si rifiutano di praticare l’aborto.
Numeri, questi, che in realtà rispecchiano la situazione del 2012/13, quando la Regione ha effettuato l’ultimo rilevamento sull’attuazione della legge 194, quella che dal 1978 disciplina l’interruzione volontaria della gravidanza. In media, almeno due terzi dei ginecologi dichiarano di essere obiettore di coscienza, rendendo molto difficile l’applicazione della legge 194, che rappresenta una delle norme più importanti per l’autodeterminazione e i diritti della donna.
A convegno con la Consulta di Bioetica
Se ne discuterà a Novi Ligure, sabato 26 settembre a partire dalle 9.30: la biblioteca civica di via Marconi 66 ospiterà il convegno “Il buon medico non obietta”, organizzato dalla Consulta di Bioetica. “È il terzo anno che parliamo di questo tema – spiega Mino Orlando, già primario all’ospedale San Giacomo e ora vicepresidente nazionale dell’associazione – Sosterremo una proposta di abolizione dell’articolo 9 della legge 194, quello che prevede l’obiezione di coscienza”.
Alla tavola rotonda, oltre allo stesso Orlando, parteciperanno Eleonora Cirant (giornalista e scrittrice), Claudia Deagatone (medico del consultorio Asl), Maurizio Mori (presidente della Consulta), il sostituto procuratore di Alessandria Riccardo Ghio e Federico Tuo, responsabile del Punto nascite dell’ospedale di Novi. A moderare gli interventi Maurizio Prato.
Obiezione di coscienza, diritto superato?
Ma perché abolire il diritto all’obiezione di coscienza? “Quando venne introdotto aveva un senso perché i ginecologi in servizio a fine anni Settanta potevano rifiutarsi di eseguire un intervento fino ad allora non previsto – risponde Orlando – Oggi qualunque medico decida di scegliere quella specializzazione sa che potrà essere chiamato a praticare un aborto. Se non è d’accordo, beh, che scelga un’altra specializzazione anziché ostacolare i diritti delle donne con l’obiezione di coscienza”.
Medici, penalizzato chi fa il proprio dovere
Ma i medici obiettori sono tali per intime convinzioni etiche e religiose o ci sono anche altri motivi? “Spesso il medico non obiettore viene “ghettizzato” – spiega Orlando – Ha meno opportunità di fare carriera e si ritrova a praticare quasi esclusivamente interruzioni di gravidanza”. Il motivo è semplice: se sono pochi i medici disponibili a praticare l’aborto, il carico di lavoro finirà tutto sulle loro spalle.