Imt Tacchella: a Cassine oltre 100 operai in balìa degli eventi
Negli ultimi tre mesi le vicende della Imt Tacchella di Cassine si sono rivelate a dir poco controverse. A novembre l'incontro con il Prefetto Tafuri si è risolto con un buco nell'acqua ed ora la fabbrica sta per entrare in stato di amministrazione straordinaria. Abbiamo incontrato i due segretari provinciali di Fiom e Uilm per fare il punto della situazione
Negli ultimi tre mesi le vicende della Imt Tacchella di Cassine si sono rivelate a dir poco controverse. A novembre l'incontro con il Prefetto Tafuri si è risolto con un buco nell'acqua ed ora la fabbrica sta per entrare in stato di amministrazione straordinaria. Abbiamo incontrato i due segretari provinciali di Fiom e Uilm per fare il punto della situazione
ECONOMIA E LAVORO – Eravamo rimasti alla moratoria di 12 mesi siglata in Prefettura ad Alessandria a novembre scorso dai sindacati Fim, Fiom e Uilm alla presenza del senatore Federico Fornaro e dei sindaci di Acqui Terme e Cassine. Un accordo che avrebbe dovuto posticipare di un anno qualunque decisione in merito alle vicende societarie della Imt Tacchella Macchine – erano in ballo 35 esuberi più 27 trasferimenti previsti nel piano industriale dallo stabilimento di Cassine a quello di Riva presso Chieri (TO) – dando un po’ di respiro e qualche minima garanzia, se pure a termine, ai dipendenti di Cassine.
Secondo il Segretario Provinciale della Fiom Mirko Oliaro, “la relazione ha avuto esito positivo, ed al 99,9% verrà accettata dal Giudice Liccardo, che a breve dovrà emettere la propria sentenza”. Se Liccardo pronuncerà sentenza favorevole lo stabilimento Tacchella, nei mesi seguenti, dovrà quindi riprendere di gran lena la produzione, per fare in modo che tutte le morosità siano estinte e tutti gli ordini accumulati nel 2014 e rimandati al 2015 soddisfatti nel più breve tempo possibile. “Il fine ultimo della procedura di amministrazione straordinaria”, spiega Oliaro, “è ovviamente quello della vendita dello stabilimento, perciò tutti i conti passivi dovranno essere riequilibrati”.
L’amministrazione straordinaria, ad ogni modo, non durerà meno di un anno e le proposte d’acquisto dovranno rispettare determinati parametri, come ad esempio la salvaguardia del maggior numero dei posti di lavoro. “Le offerte verranno presentate attraverso un bando pubblico elaborato dai commissari che verranno designati dopo la sentenza del Giudice Delegato. Le proposte d’acquisto saranno poi oggetto di valutazione sia del Ministero dello Sviluppo Economico (il Gruppo IMT è partecipato al 28% da un fondo d’investimento statale) sia dei sindacati in quanto parti sociali” afferma il Segretario Provinciale della Fiom.
A fine novembre l’accordo con il Prefetto Tafuri, meno di un mese dopo la richiesta di ammissione alla procedura di amministrazione straordinaria. Che senso ha avuto questo interludio? “Quando siamo venuti a conoscenza dell’intenzione del gruppo dirigente di spostare 27 dipendenti degli uffici, quindi il cervello della fabbrica, a Riva presso Cheri abbiamo aperto lo stato di agitazione occupando lo stabilimento”, spiega Alberto Pastorello, Segretario Provinciale della Uilm, “al Prefetto Tafuri che ci ha convocato abbiamo dato le nostre motivazioni spiegando la natura del nostro progetto, differente da quello dell’azienda, deleterio per i dipendenti e il territorio provinciale. Il Prefetto ha preso atto e ci ha appoggiati. Non riuscendo in quella sede a trovare un accordo di massima perché le controparti restavano ferme sulle proprie posizioni, ìl Prefetto ha proposto di rimandare ogni decisione di 12 mesi”. Una settimana dopo, però, arriva la classica goccia che fa traboccare il vaso, quando due macchine utensili Imt-Tacchella vengono pignorate dall’ufficiale giudiziario. Da qui la richiesta da parte dell’azienda dell’ammissione alla procedura d’amministrazione straordinaria. “Siamo convinti che al momento dell’incontro con il Prefetto l’azienda fosse ben consapevole che entro la fine dell’anno gli scenari sarebbero stati stravolti, perchè l’iter del pignoramento dura mesi; è impossibile pensare che la dirigenza non immaginasse i risvolti successivi” spiega Pastorello.
La situazione è insomma tutt’altro che rosea, ed anzi colma di inquietanti interrogativi. Intanto gli operai della Tacchella che da quasi tutto il 2014 sono a zero ore, cioè a casa, rischiano di rimanere per la prima metà dell’anno senza stipendio, con la sola possibilità di rivolgersi al Credito Valtellinese, l’unica banca che in accordo con le organizzazioni sindacali ha dato disponibilità ad anticipare la cassa integrazione per un periodo massimo di 9 mesi a 600 euro mensili. La vicenda Tacchella è quindi destinata a procedere di tappa in tappa, una più incerta ed impegnativa dell’altra, e nelle salite più dure a dover “fare l’andatura” sono ancora una volta gli operai.