Ospedali, aperture per Acqui e Tortona. La palla passa all’Asl
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Elio Defrani - e.defrani@ilnovese.info  
24 Gennaio 2015
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Ospedali, aperture per Acqui e Tortona. La palla passa all’Asl

La giunta regionale modifica la delibera sulla rete ospedaliera. Per Tortona in vista un reparto di Fisiatria in più rispetto a quanto deciso a novembre. I reparti di Cardiologia destinati a sparire verranno riconfigurati. E saranno anche mantenuti letti di terapia intensiva. Ma il ricorso al Tar va avanti.

La giunta regionale modifica la delibera sulla rete ospedaliera. Per Tortona in vista un reparto di Fisiatria in più rispetto a quanto deciso a novembre. I reparti di Cardiologia destinati a sparire verranno riconfigurati. E saranno anche mantenuti letti di terapia intensiva. Ma il ricorso al Tar va avanti.

SANITA’ – La giunta Chiamparino ha approvato ieri alcune modifiche al riordino della rete ospedaliera, con un’apertura nei confronti di Acqui Terme e Tortona, i cui nosocomi sono stati penalizzati dalla delibera regionale del 27 novembre scorso.
Spiega l’assessore alla Sanità Antonio Saitta: “La definizione completa dei vari reparti ospedalieri potrà essere effettuata solo con la sottoscrizione degli atti aziendali”, cioè con quel documento che ciascuna Asl provinciale elaborerà dopo la nomina dei nuovi direttori generali, confrontandosi anche con i sindaci del territorio.

Una porta aperta, quindi, a possibili intese con i primi cittadini di Acqui e Tortona. Poiché la designazione del nuovo direttore generale dell’Asl dovrebbe arrivare entro fine aprile, la modifica alla delibera sulla rete ospedaliera fa guadagnare un po’ di tempo agli ambasciatori incaricati di risolvere la crisi. Ma Tortona, nella seduta di giovedì del consiglio comunale, ha annunciato che il ricorso al Tar sarebbe stato depositato in ogni caso.

Non cambia l’assetto generale dato con la delibera di novembre: l’ospedale di Alessandria rimarrà il principale della provincia (in gergo tecnico si chiama hub), seguito da quelli di Casale Monferrato e Novi Ligure (detti spoke), mentre Acqui e Tortona saranno ospedali di livello inferiore.

Tuttavia, spiegano dalla Regione “in relazione all’area della post-acuzie si è ritenuto opportuno prevedere una struttura complessa di Riabilitazione e recupero funzionale e Fisiatria, in aggiunta rispetto a quanto deciso a novembre, mantenendo anche una struttura complessa di lungodegenza”.
Tradotto: fino a ieri era previsto un solo reparto di lungodegenza, all’ospedale di Ovada. Ora viene aggiunto un reparto di Fisiatria, la cui collocazione sarà deciso dall’atto aziendale. Ma è la stessa Regione a suggerire che la sede potrebbe essere Tortona.

Altro problema: che fare dei reparti di Cardiologia? Secondo la Regione possono esistere solo negli ospedali dotati di Dea (Dipartimento di emergenza e accettazione) almeno di primo livello. Quindi da Acqui e da Tortona, che avranno solo un Pronto soccorso semplice, dovrebbero sparire.
Da Torino spiegano che cesseranno di esistere come reparti veri e propri e saranno riconfigurati “con letti di appoggio per l’attività di chirurgia interna, mantenendo i servizi in relazione al fabbisogno del territorio”.

Per quanto riguarda la chirurgia (a Acqui e Tortona rimange il reparto di Chirurgia generale), “verrà garantito il supporto anestesiologico rianimatorio anche attraverso il mantenimento di letti di terapia intensiva”, afferma la Regione.
Tutte decisioni, queste, che vanno nella direzione di accontentare almeno in parte le richieste di acquesi e tortonesi.
I servizi di emergenza – garantiscono dalla Regione – saranno potenziati da un maggiore utilizzo dell’elisoccorso, anche di notte.

Rispetto alla delibera di novembre, anche Casale Monferrato ottiene qualcosa in più: la tragedia dell’amianto ha infatti convinto i vertici della sanità piemontese a lasciare al Santo Spirito i reparti di Radioterapia oncologia e di Pneumologia, originariamente previsti solo a Alessandria.

Saitta e il direttore dell’assessorato alla Sanità Fulvio Moirano hanno ribadito che entro giugno sarà presentato al ministero della Salute anche il piano per la continuità assistenziale “indispensabile – precisa l’assessore – perché la sua attuazione dovrà procedere di pari passo con la revisione della rete ospedaliera. Non si taglia nessun posto letto, non si chiude nessun reparto ma si definisce il percorso virtuoso che passa da una minore ospedalizzazione a una maggiore assistenza domiciliare in tutto il Piemonte”.

Secondo Massimo Berutti, già sindaco di Tortona e oggi consigliere regionale di Forza Italia, “il sistema sanitario alessandrino è stato disintegrato dalla riforma del centrosinistra”. “Le piccole aperture spot fatte dall’assessore sono prive di qualsiasi criterio oggettivo e di qualsiasi sostanza; informate esclusivamente a ragioni di carattere politico volte a dare qualche contentino agli amministratori locali che così avranno la giustificazione di facciata per poter rientrare nei ranghi da bravi soldatini quali sono”.
Dice ancora Berutti: “Va sottolineato il coraggio e la determinazione di molti sindaci del tortonese e dell’acquese che hanno deciso di fare ricorso al Tar contro le scellerate decisioni di Chiamparino, Saitta e Moirano. Nei prossimi mesi assisteremo a chiusure di ospedali e reparti, alla cancellazione di centinaia di posti letto, all’esplosione delle liste d’attesa tutto in una chiave Torino-centrica. E tutto questo sulle spalle degli alessandrini i quali non vedranno neppure reali benefici sul bilancio regionale”.

Critiche arrivano anche dal gruppo del Movimento 5 Stelle in consiglio regionale: “Sono scelte discrezionali che assegnano strutture con l’unico obiettivo di tener buono qualche cacicco locale che ha spaventato di più la giunta dal punto di vista elettorale. Non certo il frutto di un’analisi scientifica su esigenze e fabbisogni delle varie zone del Piemonte. Arrivati a questo punto l’unica strada percorribile per fermare l’improvvisazione di questa giunta è il ricorso al Tar che stiamo predisponendo”.

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