Rete ospedaliera, si tenta l’ultima mediazione
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Elio Defrani - e.defrani@ilnovese.info  
19 Gennaio 2015
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Rete ospedaliera, si tenta l’ultima mediazione

Oggi a Palazzo Rosso la rappresentanza dei sindaci dell’Asl discuterà della delibera di riorganizzazione dei nosocomi con l’assessore regionale Antonio Saitta. Due i nodi: l’ospedale di Acqui Terme e quello di Tortona, “declassati” dalla razionalizzazione studiata dalla giunta Chiamparino

Oggi a Palazzo Rosso la rappresentanza dei sindaci dell?Asl discuterà della delibera di riorganizzazione dei nosocomi con l?assessore regionale Antonio Saitta. Due i nodi: l?ospedale di Acqui Terme e quello di Tortona, ?declassati? dalla razionalizzazione studiata dalla giunta Chiamparino

SANITA’ – Un ultimo tentativo di mediazione, per evitare che sulla sanità alessandrina si consumi lo scontro totale: questo pomeriggio, a Palazzo Rosso, la rappresentanza dei sindaci dell’Asl discuterà della delibera di riorganizzazione della rete ospedaliera con l’assessore regionale Antonio Saitta [foto in basso]. I nodi sono essenzialmente due: l’ospedale di Acqui Terme e quello di Tortona, “declassati” dalla razionalizzazione studiata dalla giunta Chiamparino.

Un partito lacerato | Riusciranno Rita Rossa, nella sua duplice veste di presidente della Provincia e della rappresentanza Asl, e l’assessore Saitta a riportare la calma tra i sindaci delle zone penalizzate? Difficile, per non dire impossibile: lo scontro politico ormai è a livelli altissimi e sta lacerando pure il Partito Democratico, di cui sono espressione sia il primo cittadino di Tortona Gianluca Bardone che il suo collega di Novi Ligure Rocchino Muliere. Il primo parte in posizione di svantaggio ed è obbligato a buttarsi in avanti e cercare il gol, per dirla con un’espressione calcistica. Il secondo si accontenta di mettere la palla in falla laterale per guadagnare tempo.

La scure sugli ospedali | Ma facciamo un passo indietro. Per le province di Alessandria e Asti, la Regione ha individuato due ospedali principali, chiamati hub: si tratta del Santi Antonio e Biagio di Alessandria (considerato un tutt’uno con l’infantile Cesare Arrigo) e del Cardinal Massaia di Asti. Ai due hub si affiancheranno altrettanti ospedali di seconda fascia, detti spoke: il Santo Spirito di Casale Monferrato e il San Giacomo di Novi Ligure. Acqui Terme e Tortona, invece, sono destinati a diventare ospedali di base con un numero limitato di reparti.

In particolare, mentre a Casale e Novi sono previsti i reparti di Cardiologia, Terapia intensiva cardiologica, Medicina generale, Neurologia, Chirurgia generale, Ortopedia, Ostetricia, Pediatria, Terapia intensiva, Radiologia e il Pronto Soccorso, a Acqui e Tortona rimarrebbero solo servizi base, tra cui la Medicina e la Chirurgia generale, l’Ortopedia con la Radiologia e il Pronto Soccorso.

Tra risparmio e razionalizzazione | All’origine della riorganizzazione decisa a Torino c’è l’esigenza di contenere i costi della sanità, che negli ultimi anni sono esplosi, inducendo il governo a mettere sotto tutela il Piemonte con la firma di un “piano di rientro del debito”. Ma non sarebbe corretto sostenere che la riduzione dei reparti ospedalieri è solo colpa della mancanza di fondi: nell’ambito medico è infatti sempre più importante la specializzazione, che si può ottenere solo concentrando personale e attrezzature.

L’Organizzazione mondiale della sanità, ad esempio, ha stabilito che per garantire la sicurezza in sala parto i Punti nascita dovrebbero eseguire almeno mille parti all’anno. Se il sistema è “più collaudato”, infatti, diminuiscono gli errori, calano i pericoli per partoriente e nascituro e si riduce anche il ricorso al parto cesareo. È in quest’ottica che nel 2013 i Punti nascita di Novi e Tortona sono stati unificati: l’anno precedente, il primo aveva gestito 505 interventi, il secondo 434, meno della metà di quanto considerato sicuro dall’Oms.

La battaglia di Tortona | La prospettiva di declassamento dei nosocomi di Acqui e Tortona, come è ovvio, ha mandato su tutte le furie gli abitanti delle due città, che hanno reagito con manifestazioni (a Tortona se ne sono svolte due, l’ultima venerdì sera, con una fiaccolata cui hanno partecipato 400 persone) e con le armi della politica.
Nel tortonese, 39 sindaci di altrettanti comuni, Bardone in testa, hanno sottoscritto un ricorso amministrativo che sarà depositato entro il 26 gennaio al Tar del Piemonte. Chiedono l’annullamento della delibera targata Chiamparino-Saitta e pubblicata sul bollettino ufficiale della Regione lo scorso 27 novembre.

Al Tar Bardone si gioca tutto | Quella del ricorso però è una strada rischiosa dal punto di vista politico. Sergio Chiamparino aveva detto chiaro e tondo che in caso di ricorso al Tar “la Regione non avrebbe fatto accordi”. La discussione sarebbe passata dalle stanze della politica (dove, si sa, è sempre possibile tirare fuori un cilindro dal cappello) a quello delle aule giudiziarie, dove a parlare invece sarebbero solo le carte bollate. Con la decisione di andare davanti ai magistrati, Bardone dunque rischia: finché il ricorso è pendente ha un’arma in mano; ma nel momento in cui dovesse venire respinto, si troverebbe senza altre carte da giocare.

Acqui, il sindaco pronto all’esposto | Anche nell’acquese si è deciso per il ricorso al Tribunale amministrativo. Il sindaco della città termale Enrico Bertero ha fatto sapere che non esiterà a presentare un esposto alla magistratura nel malaugurato caso che qualche paziente dovesse non farcela a superare il tragitto in ambulanza da Acqui a Alessandria.

Da Roma un primo ok al piano Saitta | La settimana scorsa, intanto, la Regione Piemonte ha incassato da Roma un primo ok alla revisione della rete ospedaliera. “I tecnici del ministero – ha spiegato il direttore dell’assessorato alla Sanità Fulvio Moirano – hanno condiviso l’impianto alla base progetto di revisione della rete ospedaliera, ispirata alla massima sicurezza dei malati attraverso la riduzione della frammentazione dei servizi”. Insomma: meno ospedali, ma più attrezzati.
Moirano ha chiarito che al ministero interessa che la razionalizzazione sia raggiunta “nel suo insieme entro la fine del 2016” e che quindi ci sono “margini di manovra per piccoli spostamenti” dei vari reparti. Il parere tecnico del ministero della Salute dovrebbe essere formalizzato questa settimana dopo l’incontro con i tecnici del ministero delle Finanze.

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