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“Diminuire i costi ospedalieri portando la medicina a casa”
Potenziamento della rete territoriale e riorganizzazione delle rete ospedaliera. Restano questi gli obiettivi dell'Asl Alessandria, in applicazione del piano sanitario regionale. Ma, secondo i sindacati Cgil, Cisl e Uil e alcuni consiglieri provinciali, si sono tagliati posti letto senza un'adeguata crescita dell'assistenza territoriale.
Potenziamento della rete territoriale e riorganizzazione delle rete ospedaliera. Restano questi gli obiettivi dell'Asl Alessandria, in applicazione del piano sanitario regionale. Ma, secondo i sindacati Cgil, Cisl e Uil e alcuni consiglieri provinciali, si sono tagliati posti letto senza un'adeguata crescita dell'assistenza territoriale.
ALESSANDRIA – “Potenziamento della rete territoriale e riorganizzazione delle rete ospedaliera”. Restano questi gli obiettivi dell’Asl Alessandria, in applicazione del piano sanitario regionale. Ma, secondo i sindacati Cgil, Cisl e Uil e alcuni consiglieri provinciali, “si sono tagliati posti letto senza un’adeguata crescita dell’assistenza territoriale”. E’ il quadro emerso ieri durante l’audizione in consiglio provinciale del direttore sanitario Franco Ricagni (a sinistra nella foto) e dei rappresentati delle tre sigle sindacali.
Un lavoro di “taglia e cuci” quello messo in atto dall’Asl, volto a razionalizzare la rete, “eliminando” doppioni ed inefficienze. “Portare la medicina a casa, fa diminuire i costi ospedalieri”, ha detto Ricagni.
Così, l’ospedale di Ovada ha perso il pronto soccorso e la chirurgia, Valenza i posti letto, Tortona il punto nascite, Novi la pediatria. Interventi già noti che non hanno mancato di suscitare polemiche.
Ad Ovada, inizia oggi un percorso di confronto con il territorio per verificare l’andamento della nuova formula dell’ospedale di territorio, in cui è funzionate di fatto solo la medicina generale. Per il direttore Asl “la perdita del Dea (dipartimento di emergenza) diventato un centro di primo intervento, non ha cambiato molto in termini di accessi. Casomai ha portato, in meglio, più efficienza nel trattamento dei pazienti”.
Acqui, ancora, perderà entro il 30 giugno 2014 il punto nascite ma dovrebbe partire “un progetto di riorganizzazione per cui si parlerà non più di reparti ma di aree omogenee di attività”. Inoltre, 15 posti a Villa Egea saranno messi a disposizione per la continuità assistenziale post trauma, così come sono stati trasformati i 20 posti all’ex ospedale di Valenza.
Non sono convinti i sindacati che sottolineano una serie di criticità nel nuovo mosaico della rete ospedaliera, a partire da “una carenza di informazioni”. “Era stato attivato un tavolo di confronto locale, unica esperienza in Piemonte, tra sindacati, Asl, Aso e assessorati competenti di provincia e comune. Si è riunito l’ultima volta nel febbraio 2013”. In quella sede erano state presentate una serie di osservazioni e, a distanza di 7 mesi, non hanno ancora trovato risposta. Rilanciano, quindi, una piattaforma, sintetizzata in commissione: “occorre un lavoro sinergico tra tutti i soggetti che hanno competenza, a partire dai sindaci ma anche riesaminare gli indirizzi socio sanitari visto che sono mutate nel frattempo le condizioni della popolazione. Chiediamo di rilanciare l’integrazione sanitaria estendendo l’esperienza della “case della salute” dei dei gruppi di cure primarie dei centri di assistenza, dii potenziare la prevenzione e la riabilitazione territoriale, di potenziare la continuità assistenziale prima del riordino della rete ospedaliera.”
Sottolineano anche un problema di incompatibilità di sistemi informatici, “per cui un cd contenete i risultati di una lastra non è leggibile da un altro ambulatorio”, solo per fare un esempio.
Sulla mancanza di investimenti sulla continuità assistenziale e il potenziamento della rete territoriale fa leva anche Domenico Ottria, capogruppo Pd.
“Incrementare le case della salute? Non si fa da un giorno all’altro – è stata la risposta di Ricagni – Piuttosto, qualora ci fosse la disponibilità di locali nei centro zona, si potrebbe implementare l’esperienza dell’infermiere di famiglia, figura ben diversa dall’assistente di continuità, con una funzione di raccordo tra paziente e rete medica, in grado di fare anche educazione e prevenzione”.
I sindacati dei pensionati sottolineano poi un altro problema: quello dei fondi per la non autosufficienza, azzerati. Una problematica che riguarda soprattutto anziani e case di riposo: “in alcuni casi le case di riposo per ottenere l’accreditamento hanno effettuato investimenti. Ma nel frattempo i letti restano vuoti perchè le Asl non pagano. Si sono persi posti di lavoro e sono fallite delle cooperative. Il pagamento delle fatture è fermo al dicembre 2012”. A questo si aggiunga la revisione delle graduatorie di invalidità: “chi aveva un determinato punteggio, e quindi la possibilità di usufruire dei contributi Asl, si vede ora la pratica bloccata, perchè da riderterminare”.
Un lavoro di “taglia e cuci” quello messo in atto dall’Asl, volto a razionalizzare la rete, “eliminando” doppioni ed inefficienze. “Portare la medicina a casa, fa diminuire i costi ospedalieri”, ha detto Ricagni.
Così, l’ospedale di Ovada ha perso il pronto soccorso e la chirurgia, Valenza i posti letto, Tortona il punto nascite, Novi la pediatria. Interventi già noti che non hanno mancato di suscitare polemiche.
Ad Ovada, inizia oggi un percorso di confronto con il territorio per verificare l’andamento della nuova formula dell’ospedale di territorio, in cui è funzionate di fatto solo la medicina generale. Per il direttore Asl “la perdita del Dea (dipartimento di emergenza) diventato un centro di primo intervento, non ha cambiato molto in termini di accessi. Casomai ha portato, in meglio, più efficienza nel trattamento dei pazienti”.
Acqui, ancora, perderà entro il 30 giugno 2014 il punto nascite ma dovrebbe partire “un progetto di riorganizzazione per cui si parlerà non più di reparti ma di aree omogenee di attività”. Inoltre, 15 posti a Villa Egea saranno messi a disposizione per la continuità assistenziale post trauma, così come sono stati trasformati i 20 posti all’ex ospedale di Valenza.
Non sono convinti i sindacati che sottolineano una serie di criticità nel nuovo mosaico della rete ospedaliera, a partire da “una carenza di informazioni”. “Era stato attivato un tavolo di confronto locale, unica esperienza in Piemonte, tra sindacati, Asl, Aso e assessorati competenti di provincia e comune. Si è riunito l’ultima volta nel febbraio 2013”. In quella sede erano state presentate una serie di osservazioni e, a distanza di 7 mesi, non hanno ancora trovato risposta. Rilanciano, quindi, una piattaforma, sintetizzata in commissione: “occorre un lavoro sinergico tra tutti i soggetti che hanno competenza, a partire dai sindaci ma anche riesaminare gli indirizzi socio sanitari visto che sono mutate nel frattempo le condizioni della popolazione. Chiediamo di rilanciare l’integrazione sanitaria estendendo l’esperienza della “case della salute” dei dei gruppi di cure primarie dei centri di assistenza, dii potenziare la prevenzione e la riabilitazione territoriale, di potenziare la continuità assistenziale prima del riordino della rete ospedaliera.”
Sottolineano anche un problema di incompatibilità di sistemi informatici, “per cui un cd contenete i risultati di una lastra non è leggibile da un altro ambulatorio”, solo per fare un esempio.
Sulla mancanza di investimenti sulla continuità assistenziale e il potenziamento della rete territoriale fa leva anche Domenico Ottria, capogruppo Pd.
“Incrementare le case della salute? Non si fa da un giorno all’altro – è stata la risposta di Ricagni – Piuttosto, qualora ci fosse la disponibilità di locali nei centro zona, si potrebbe implementare l’esperienza dell’infermiere di famiglia, figura ben diversa dall’assistente di continuità, con una funzione di raccordo tra paziente e rete medica, in grado di fare anche educazione e prevenzione”.
I sindacati dei pensionati sottolineano poi un altro problema: quello dei fondi per la non autosufficienza, azzerati. Una problematica che riguarda soprattutto anziani e case di riposo: “in alcuni casi le case di riposo per ottenere l’accreditamento hanno effettuato investimenti. Ma nel frattempo i letti restano vuoti perchè le Asl non pagano. Si sono persi posti di lavoro e sono fallite delle cooperative. Il pagamento delle fatture è fermo al dicembre 2012”. A questo si aggiunga la revisione delle graduatorie di invalidità: “chi aveva un determinato punteggio, e quindi la possibilità di usufruire dei contributi Asl, si vede ora la pratica bloccata, perchè da riderterminare”.