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    Francesco Asti - francesco.asti@alessandrianews.it  
    13 Aprile 2013
    ore
    00:00 Logo Newsguard

    Tpl, 50% in meno di fondi dalla Provincia per recuperare le anticipazioni di cassa

    La Provincia ha deciso un piano di rientro dalle anticipazioni di cassa fatte nei confronti del trasporto pubblico locale negli scorsi mesi.

    La Provincia ha deciso un piano di rientro dalle anticipazioni di cassa fatte nei confronti del trasporto pubblico locale negli scorsi mesi.

    PROVINCIA – Si apre uno spiraglio per il trasporto pubblico locale. Allo stesso tempo però questo spiraglio è sempre più l’unica via per la sopravvivenza del servizio.
    Come è emerso nel consiglio provinciale di ieri, venerdi 12 aprile, dalla Regione Piemonte arrivano due importanti novità: una delibera che affronta il dimensionamento del tpl per il 2013 e la possibilità, contenuto nel decreto governativo per lo sblocco di fondi per il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione, di utilizzare fondi per la coesione sociale e lo sviluppo (proprio quelli individuati dalla Giunta regionale per coprire le risorse inferiori messe a disposizione dal Governo per i trasporti ndr).
    Nonostante ciò c’è un’unica via rimasta, si diceva. La Provincia di Alessandria ha infatti deciso che il 50% delle risorse che arriveranno da Torino per il settore saranno trattenute per ripianare le anticipazioni di cassa. La legge regionale del 20 marzo consente alle amministrazioni provinciali di adottare questa decisione, oltre ad esserci una legge precedente che fissa un tetto limite per gli anticipi di cassa a favore del trasporto pubblico locale.
    “Questa scelta è stata contestata dal consorzio ma fino a pochi giorni fa le anticipazioni superavano i 2,8 milioni di euro –ha spiegato il vicepresidente della Provincia Gianfranco Comaschi – Siccome ci sono degli obblighi di legge di cui tenere conto abbiamo stabilito questi criteri. Noi abbiamo arretrati e fatture da pagare non solo al trasporto pubblico locale, e in alcuni settori sono scadute anche da molto più tempo. C’è la necessità di assicurare una parità di trattamento ai nostri creditori. Non è cambiata la posizione dell’amministrazione provinciale di venire incontro alle aziende di trasporto ma in questo momento di grandissima criticità di cassa noi crediamo sia assolutamente necessario procedere in questo modo come ha stabilito una delibera della Giunta regionale. Via via che arrivano soldi della Regione la Provincia può trattenere fino a 50% di somme per coprire anticipazioni di cassa che deve coprire. Poi se dovesse succedere qualcosa di importante sotto l’aspetto delle risorse ovviamente potremmo ritornare su questa nostra delibera. Adesso dobbiamo confrontarci sul tema dei tagli al servizio per il 2013. A conti fatti c’è un taglio tra il 25 e 30%. Con le somme che la Regione al momento ha iscritto a bilancio attraverso una lettera ci invita a riprogrammare il servizio in base a queste diverse risorse”.

    I minori finanziamenti costringono a ripensare un servizio fondamentale, certo, ma mal organizzato e in alcuni casi sovradimensionato. Su questo piano ha portato la sua riflessione il capogruppo del Pdl in consiglio provinciale Piercarlo Fabbio. “La relazione rende atto delle difficoltà che ci sono in questo momento, difficoltà che non sono direttamente superabili da parte della Provincia ma interconnesse con un sistema che deve muoversi in una particolare direzione –il suo intervento- Il tentativo della Regione è quello di calare il costo del trasporto pubblico all’interno del piano nazionale dei trasporti. Il Piemonte spendeva di più delle altre Regioni. La scelta di Torino obbligherà a scelte conseguenti per chi gestisce le concessioni di trasporto extraurbano e urbano. Non possiamo pensare che ha fronte di una dichiarata definizione del tetto delle risorse messe a disposizione, che poi è anche una riduzione, le nostre concessioni siano sostanzialmente non foriere di alcun cambiamento nella struttura e nell’offerta. Altrimenti il rischio è quello di non riuscire a pagare il costo di questo servizio. Il nostro modo di fare trasporto pubblico molte volte è un retaggio organizzativo degli anni ’70 e da allora non si è più toccato. Non si è mai fatto uno sforzo per riuscire a capire se vi erano alternative, se l’offerta era congruente. In queste condizioni ulteriormente difficile tutto dovrà essere in qualche modo ritarato. Un ragionamento su questa falsariga e su questi criteri potrebbe evitarci delle sorprese nel momento in cui ci troviamo i dipendenti delle concessionarie sotto la Provincia a chiederci un intervento disperato con risorse che non ci sono”.

    Nell’attuale stato degli Enti italiani, e nell’ulteriore scelta operata dalla Regione Piemonte, sembra impossibile dunque non ripensare il sistema dei trasporti locali. Ne conviene anche il vicepresidente Comaschi. “Questi elementi di novità, buoni o cattivi che siano, definiscono almeno un quadro non ci lasciano più con incertezze assolute che aggravano le difficoltà. Non possiamo pensare di fare solo tagli orizzontali. Il sistema tpl su gomma ha un vizio di partenza dove le risorse arrivano più dal rimborso chilometrico che da rientro di tariffa, molte corse venivano fatte perché rappresentavano una lunghezza chilometrica senza che ci fosse un’effettiva importanza del servizio. Senza contare che ci sono nel territorio provinciale zone dove si sovrappongono più aziende (in Val Borbera tre ad esempio) e quando ci sono rischiano di coprire la stessa fascia oraria. Questo fatto da solo ci dice che va ripensato in modo importante il trasporto pubblico locale. C’è però un risultato che si vuole raggiungere: garantire il servizio a cittadini e garantire la sopravvivenza delle aziende e quindi l’occupazione. La riduzione per le aziende comporterà dei licenziamenti, è un dato oggettivo che dovremo affrontare con la Regione per avere degli ammortizzatori sociali che oggi i contratti non prevedono”.

    Intanto lunedi 16 aprile alle ore 16 ci sarà un incontro in Prefettura tra l’amministrazione provinciale, Filt-Cgil, Filt-Cisl, Uil Trasporti, la direzione del consorzio Scat per discuetere della riduzione del 50% della contribuzione provinciale ritenute dai sindacati condizioni in cui non si può pensare di fare un piano di rientro.
     

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