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    Redazione - redazione@alessandrianews.it  
    10 Gennaio 2012
    ore
    00:00 Logo Newsguard

    Acqui: la popolazione cresce grazie agli extracomunitari

    Cresce il numero di residenti nella città delle Terme ma il dato è prepotentemente condizionato dalla presenza all'ombra della Bollente di un sempre crescente numero di stranieri: questi i dati che emergono dall'ufficio anagrafe

    Cresce il numero di residenti nella città delle Terme ma il dato è prepotentemente condizionato dalla presenza all'ombra della Bollente di un sempre crescente numero di stranieri: questi i dati che emergono dall'ufficio anagrafe

    La popolazione acquese cresce. Di poco ma cresce. Nella fattispecie di 116 unità, tenendo in considerazione il fatto che il 31 dicembre scorso i residenti erano 20.590 a fronte dei 20.474 del 31 dicembre del 2010. Ma se va registrato l’aumento, va anche sottolineato il fatto che si tratta di un dato conquistato grazie agli stranieri che nel 2011 hanno chiesto la residenza. Anche in questo caso, a rendere tutto più chiaro sono le cifre: alla fine del 31 dicembre del 2010 gli stranieri residenti erano 1.928, lo scorso 31 dicembre erano 2.097, quindi 169 in più. Di contro gli italiani erano rispettivamente 18.546 alla fine del 2010 e 18.493 il 31 dicembre scorso. Il che significa 53 in meno.

    Entrando nello specifico e spulciando fra le cifre rese ufficiali dall’ufficio anagrafe di palazzo Levi, il gruppo di stranieri più presente in città è rappresentato dai marocchini: al 31 dicembre 694, rispetto ai 662 del 2010. Seguono a ruota gli albanesi, oggi 450, ieri 423; i romeni, 328 a dicembre dello scorso anno e 287 alla fine del 2010 e gli ecuadoriani oggi 201 e nel 2010 194. Fra le etnie presenti in città spiccano 78 macedoni (58 nel 2010), 54 cinesi (46 nel 2010), 29 bulgari (19 nel 2010) e 15 indiani (sempre 15 nel 2010). Sono inoltre presenti piccole comunità di brasiliani, statunitensi, dominicani, egiziani, cileni, giapponesi, polacchi, inglesi, ucraini, svizzeri, russi, ungheresi, moldavi, filippini, afgani e norvegesi. “Indubbiamente negli ultimi cinque anni le cose sono cambiate parecchio – dice il vicesindaco nonché assessore ai Servizi Demografici, Enrico Bertero – se il numero degli abitanti aumenta è proprio grazie al contributo degli stranieri che scelgono Acqui come residenza ufficiale. Si tratta di dati che devono far riflettere e che la prossima amministrazione dovrà tenere bene in considerazione”.

    Anche perché nella maggior parte dei casi si tratta di una parte della popolazione che rappresenta il tessuto sociale più debole. “Si tratta di cittadini che molto spesso si appoggiano ai servizi sociali per essere aiutati economicamente – aggiunge Bertero – nella maggior parte dei casi infatti si tratta di persone impiegate nel settore edilizio che al momento sta attraversando un momento di crisi». Per ciò che concerne il sesso femminile, le professioni maggiormente svolte sono quelle di badante, cameriera, colf e baby sitter. «Quando dico che si tratta di un problema che dovrà essere affrontato con attenzione dalla prossima amministrazione non è perché noi ce ne siamo disinteressati, ma semplicemente perché ritengo che in futuro sarà necessario investire maggiori risorse nell’assistenza sociale”.

    Al momento infatti si continua a parlare di tagli. In ogni settore. Invece, paradossalmente, per l’assistenza le spese aumentano. Basti pensare che nella città dei fanghi nel 2011 si sono spesi 300.000 euro solo per mantenere 9 minori presso strutture protette. “La retta giornaliera varia a seconda delle strutture da 120 a 150 euro – spiega Giulia Gelati, assessore all’Assistenza – questo comporta una spesa che diventa insostenibile con i tagli operati dalla Regione”. Ciò significa che nel 2011 si sono potuti erogare contributi economici solo per un valore di 20 mila euro. Insomma, un bel problema che deve essere risolto e che al momento trova delle soluzioni tampone grazie alla collaborazione delle associazioni di volontariato che operano sul territorio. In primis la Caritas che ha istituito la mensa per la fraternità, aperta tutto l’anno e operante presso la Croce bianca in via Nizza e il Centro d’ascolto di piazza San Francesco.

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