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    Redazione - redazione@alessandrianews.it  
    5 Gennaio 2012
    ore
    00:00 Logo Newsguard

    Al Cristo Redentore il tradizionale ‘Concerto dell’Epifania’

    Torna puntuale, come ogni anno, durante il giorno della befana, il consueto appuntamento con il Concerto dell'Epifania nella cornice della chiesa di Cristo Redentore, situata nel popoloso quartiere di San Defendente

    Torna puntuale, come ogni anno, durante il giorno della befana, il consueto appuntamento con il Concerto dell'Epifania nella cornice della chiesa di Cristo Redentore, situata nel popoloso quartiere di San Defendente

    Si terrà anche quest’anno, presso la Parrocchia di Cristo Redentore, venerdì 6 gennaio, alle 17.30, il tradizionale concerto dell’Epifania, che vede protagonisti i cantori e gli strumentisti astigiani del Coro e dell’Orchestra San Secondo di Asti, in collaborazione con le voci della Corale “Santa Cecilia” di Acqui Terme. Il tema del concerto sarà legato alla Nascita del Salvatore trasmessa nei modi narrati da Vangeli e dalla cultura popolare. Per questo la “forma” allestita nella Chiesa di Cristo Redentore sarà quella della sacra rappresentazione. Anzi, a dire il vero, in programma ce ne saranno addirittura due, cronologicamente molto distanti fra loro, elaborate per soli, coro e orchestra dal maestro Giuseppe Gai con la collaborazione del maestro Pasquale Spiniello.

    Ecco, allora, il Mistero dell’Incarnazione affidato all’eloquenza non solo di una parola che non riesce ad affrancarsi da mille limitazioni, senz’altro imperfetta, carente, limitata al cospetto della venuta al mondo del Puer, ma che sente il bisogno di appoggiarsi alla musica per rendere l’eccezionalità dell’evento. Ecco, allora, il grande evento cantato dapprima con le parole tratte dal Vangelo di Luca; e poi tramite un testo guida relativamente moderno, il quale sulla trepida attesa di Maria, sulle premurose attenzioni di Giuseppe e sull’indifferenza del mondo intorno alla capanna di Betlemme trova i suoi temi principali. La versione di questo dramma liturgico (e vale la pena di ricordare il Quem quaeritis in praesepio, parallelo al Quem quaeritis in sepulchro; o anche Adest hic, cantato dalle “obstetrices” che assistevano Maria nel travaglio del parto, parallelo al Non est hic cantato dall’Angelo a guardia del sepolcro, oppure ancora il comune Nolite timere) ricalca lo schema classico.
    Con il Te Deum di ringraziamento all’inizio, e poi l’annuncio dell’Angelo, la nascita di Gesù, la veglia e l’adorazione dei pastori, il Salve Virgo come saluto e atto di devozione alla Vergine, il Puer natus est nobis, introito della terza messa di Natale (si apre con un intervallo di quinta, una “marca” che è opportuno sottolineare: nel canto gregoriano segnala un annuncio importante). Infine ecco i versetti del responsorio Gaude Maria Virgo e del Laetabundus, sequenza per la Presentazione di Gesù al Tempio, ma solitamente eseguita durante l’intero periodo natalizio. La versione presentata in questo concerto di Natale 2011 è una libera composizione per soli, coro e orchestra e si basa sull’originale per sola voce unisona che risale al XIII secolo (Manoscritto 201 di Orléans) trascritto da Charles Edmond Henry de Coussemaker. E gli (Bailleul 1805 – Lille 1876) fu della musicologia moderna uno dei primi pionieri: magistrato (e musicista), si dedicò con passione allo studio ed alla divulgazione delle fonti teoriche e pratiche della musica medievale. nostra sacra rappresentazione venne pubblicato a Rennes nel 1860, ed a Parigi l’anno successivo, nella raccolta Drames liturgiques du Moyen-Age.
    La seconda parte del concerto trae invece origine da un componimento poetico di Guido Gozzano, che anni fa si studiava e recitava nelle scuole elementari, amato per la sua semplicità, per la novità del dialogo coinvolgente che descrive il viaggio di Maria e Giuseppe da Nazareth a Betlemme e, ovviamente, per l’annuncio della nascita di Gesù. Sull’esempio di Luca, anche il giovane poeta crepuscolare torinese (di Agliè) ricostruì gli avvenimenti e sviluppò una sequenza di scene nelle quali Maria e Giuseppe dialogano con i vari albergatori alla disperata ricerca di un alloggio, e poco importa se la scenografia è decisamente improbabile, neve, osterie e campanili che scoccano le ore sono di pura fantasia. Tutto ciò non pregiudica, però, la poesia che con un verso straordinario – Maria già trascolora, divinamente affranta – descrive con estrema delicatezza la nascita del Salvatore. Questa ingenua e popolare composizione emozionò anche un sacerdote di Montanaro Canavese, don Giuseppe Ponchia, scomparso nel settembre del 1987, e del quale ricorre quest’anno il centenario della nascita.
    Fu lui a mettere i versi in musica per due voci pari ed organo. Don Giuseppe Ponchia, nato da una famiglia di artisti, coniugava la sua missione sacerdotale sempre svolta con grandissimo zelo, con la passione per la musica e per gli studi storici sul Canavese. Le cronache locali lo ricordano come un bravo organista. Compose parecchia musica per canto con accompagnamento d’organo, ma non volle mai che le sue composizioni andassero oltre i confini della sua terra, poiché le considerava di scarsa importanza. Quando, ormai molto malato, gli arrivò all’Ospedale Cottolengo, dove era ricoverato, la notizia che nella Cattedrale di Bari avevano suonato sue composizioni per organo, pianse di gioia.

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