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    Immigrazione
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    Red - redazione@alessandrianews.it  
    20 Dicembre 2011
    ore
    00:00 Logo Newsguard

    Immigrazione “è società” per la Caritas acquese

    Convegno a Palazzo Robellini, organizzato dalla Caritas diocesana, per illustrare i dati del Dossier Statistico Immigrazione elaborato a livello nazionale: la foto più attendibile e istituzionale della situazione sui flussi migratori in Italia.

    Convegno a Palazzo Robellini, organizzato dalla Caritas diocesana, per illustrare i dati del Dossier Statistico Immigrazione elaborato a livello nazionale: la foto più attendibile e istituzionale della situazione sui flussi migratori in Italia.

    Chi lavora fuori solitamente si affida a una donna delle pulizie, chi ha anziani in casa non più autosufficienti benedice il giorno che incontra una badante affidabile, chi ha già un impiego spera di trovare manodopera a basso costo per la manutenzione dei terreni di famiglia ereditati… e l’elenco potrebbe continuare a lungo. E poi nelle scuole non esiste una classe senza almeno uno studente straniero, di prima o seconda generazione. “Ormai è un dato di fatto: l’immigrazione non si può più considerare un fenomeno ma un aspetto strutturale della nostra società”. È così che Roberta Ricucci, ricercatrice dell’Università di Torino, ha iniziato la presentazione in una gremitissima sala di Palazzo Robellini ad Acqui, illustrando i dati del “Dossier Statistico Immigrazione” elaborato a livello nazionale dalla Caritas, fornendo una foto attendibile e istituzionale della situazione sui flussi migratori in Italia.
    La serata, organizzata dalla Cooperativa CrescereInsieme, ha visto la presenza attenta del vescovo, Monsignor Micchiardi, del direttore della Caritas Diocesana, Monsignor Pistone, del responsabile della Migrantes diocesana, don Pavin, dei molti soggetti che hanno sostenuto l’iniziativa. Rispetto al tema, infatti, occorre sempre “destrutturare alcuni falsi stereotipi creati dai media e da faziosità inutili che rendono difficile affrontare in modo serio e costruttivo azioni valide per la società. Sapere che per la stragrande maggioranza degli immigrati l’Italia non è il paese sognato dove arrivare ma è solo la terra di passaggio per raggiungere paesi come la Germania, la Francia, il Belgio fa capire che spesso è un ripiego fermarsi da noi, che l’obiettivo non è portare via il lavoro agli italiani, ma piuttosto una volta qui, visti gli spazi di lavoro, decidono di realizzare una vita decente per sé e per i propri figli”.
    E’ emerso come agli immigrati quasi sempre vengono riservati i lavori delle “5p” (Pericolosi, Poco pagati, Precari, Pesanti, Penalizzati), ma forse non si sa che per uno straniero da parecchi anni in Italia è difficilissimo pensare di tornare in patria se non ha fatto fortuna. La Ricucci ha ricordato gli emigranti italiani negli anni 70 che tornavano in patria solo quando avevano una macchina più grande, solo se potevano dimostrare che il progetto migratorio aveva raggiunto l’obiettivo sperato. Questi, e molti altri elementi emersi nella serata, fanno comprendere come gli stranieri “abbiano lo stesso interesse degli italiani a uscire dalla crisi, far sì che il paese torni a essere economicamente forte”. Proprio sulla bilancia economica “il saldo tra i versamenti degli immigrati all’erario e le spese pubbliche sostenute a loro favore è ampiamente positivo”, in pratica nel 2010 gli immigrati hanno dato all’Italia un guadagno netto di circa 1,5 miliardi di euro.
    Claudio Amerio, operatore di CrescereInsieme, ha poi fornito una panoramica sui progetti Spar di “accoglienza richiedenti asilo politico e rifugiati” attivati uno in collaborazione con il Comune di Alice Bel Colle dal 2004 e l’altro con la Provincia di Alessandria dal 2008. In conclusione, un brillante intervento del sindaco di Alice Bel Colle, Aureliano Galeazzo, che ha definito il processo di integrazione “lento, difficile e contraddittorio ma che porta benefici per tutti”: per esempio oggi gli abitanti anziani di Alice hanno l’opportunità di un pulmino per andare al mercato di Acqui perché c’è un mezzo a disposizione finanziato dal progetto “Ponte” per i rifugiati politici, così come il micronido può rimanere aperto grazie all’arrivo di nuovi bambini “stranieri”, senza contare la ristrutturazione delle case in centro paese, diversamente a rischio di abbandono.
    Nei momenti di crisi viene ancora di più accentuata la disputa sull’immigrazione come se il benessere degli italiani potesse venire intaccato dagli immigrati: la realtà parla di una società con il 7,5% di stranieri “che esercitano un ruolo rilevante nel supplire alle carenze strutturali a livello demografico e occupazionale”. Accentuare il conflitto sociale significa attuare iniziative prive di futuro, perché dalla crisi si esce insieme, italiani d’origine di adozione. I dossier Caritas sono disponibili presso la CrescereInsieme, tel. 0144.57339, settore immigrazione, dove ci si può rivolgere per ulteriori informazioni.
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