Giovedì ritornano gli ‘Incontri con l’autore’
Dopo la 'pirotecnica' edizione del Premio Acqui Storia del 23 ottobre, ritornano gli 'Incontri con l'autore' a Palazzo Robellini: il primo appuntamento è stato fissato per il pomeriggio di giovedì 15 dicembre
Dopo la 'pirotecnica' edizione del Premio Acqui Storia del 23 ottobre, ritornano gli 'Incontri con l'autore' a Palazzo Robellini: il primo appuntamento è stato fissato per il pomeriggio di giovedì 15 dicembre
Riccardo Brondolo, allievo di Giorgio Melchiori, di Aldo Bertini e di Luigi Pareyson, si è laureato a Torino in Storia del Risorgimento con Aldo Garosci, di cui è stato per alcuni anni assistente volontario. Si è occupato dei viaggiatori inglesi dell’Ottocento e dei loro contatti con i liberali piemontesi e lombardi.
Ha insegnato Italiano, Latino e Storia nei licei e negli Istituti Tecnici fino al 1990. Nel 1996 ha fondato VISMA, un collegio privato per la tutela delle memorie vesimesi che promuove mostre e pubblicazioni.
Ultimamente ha considerato in particolare il tessuto storico, linguistico, antropologico del territorio più marginale del basso Piemonte, e del paese di Vesime in particolare, pubblicando “La bibbia dei poveri: scienza, coscienza e riso nei detti e proverbi vesimesi”, “I pamphlets di Visma- Uomini e cose in Val Bormida tra culto della memoria e revisione storica”, e curando, con Maria Teresa Gastaldi, l’edizione in anastatica con traduzione a fronte della “Notice historique et statistique sur la ville d’Acqui” di J.-Ch. Lesne, 1807.
Da oltre cinquant’anni collabora regolarmente alla terza pagina del quotidiano La Voce Repubblicana di Roma.
Questo lavoro è in fondo un’antologia alla Spoon River, raccolta sulle rive della Bormida, in un paesino che, nel secolo scorso, arrivò a sfiorare le 2000 anime e oggi ne conta neppur 700. Ma che si fa campione di un certo essere e sentire di gente semplice, gente che si confrontò con un sogno e con l’avventura che scelse o che conseguì: sogno e avventura di cui la terra africana, nell’arco di 50 anni, fu evocatrice e testimone…
Dei trentasette vesimesi che, a vario titolo e con differente trasporto, furono coinvolti nell’avventura africana sono andati raffigurandosi diversi profili umani, diverse propensioni al mito, contrastanti coinvolgimenti con la realtà del continente nero. Di alcuni s’è riusciti a scandagliare (giorno per giorno, in taluni casi) le mutevoli pieghe dell’anima – stupore, eccitazione, sensualità, sconforto, cupidigia, rammarico, ansia, timore -; di altri, è emerso a fatica il nome e qualche incerto dato anagrafico, tanto è stato avaro il lascito del tempo che fu loro, nella memoria… Il “sogno africano” è un valore aggiunto dell’immaginario collettivo che, percepito dalle masse dapprima in modo confuso, va poi configurandosi come scelta individuale verso un mito di liberazione e di fuga, ma soprattutto quale occasione di affrancamento dalle ristrettezze e dalla fame; e finalmente, per certe frange trasversali alle categorie sociali ed agli impianti ideologici, di avventura; un sogno e un vagheggiamento che ha avuto terreno fertile nei ceti rurali, nel sottoproletariato agricolo e nei diseredati della piccola borghesia, ma che ha contagiato vuoi per il gusto dell’esotico, vuoi per certo riflesso dannunziano, vuoi ancora per qualche tratto superomistico d’accatto, anche categorie socialmente e culturalmente più definite…
…e di quella sfortunata avventura, delle sue storie, e dei suoi mille volti qualcosa è davvero rimasto, e questo libro ne rende testimonianza, allegra e triste.