Giovedì ritornano gli ‘Incontri con l’autore’
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14 Dicembre 2011
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Giovedì ritornano gli ‘Incontri con l’autore’

Dopo la 'pirotecnica' edizione del Premio Acqui Storia del 23 ottobre, ritornano gli 'Incontri con l'autore' a Palazzo Robellini: il primo appuntamento è stato fissato per il pomeriggio di giovedì 15 dicembre

Dopo la 'pirotecnica' edizione del Premio Acqui Storia del 23 ottobre, ritornano gli 'Incontri con l'autore' a Palazzo Robellini: il primo appuntamento è stato fissato per il pomeriggio di giovedì 15 dicembre

Per il ciclo Incontri con l’Autore dell’Acqui Storia Riccardo Brondolo presenta il suo libro Il sogno africano – La nuova frontiera di un borgo piemontese. 1893-1942, edito da Impressioni grafiche, giovedì 15 dicembre 2011 alle ore 18,00 ad Acqui Terme presso la Sala Conferenze di Palazzo Robellini, Piazza Levi 5. Introducono l’Autore l’Assessore alla Cultura Carlo Sburlati e il Professor Carlo Prosperi.

Riccardo Brondolo, allievo di Giorgio Melchiori, di Aldo Bertini e di Luigi Pareyson, si è laureato a Torino in Storia del Risorgimento con Aldo Garosci, di cui è stato per alcuni anni assistente volontario. Si è occupato dei viaggiatori inglesi dell’Ottocento e dei loro contatti con i liberali piemontesi e lombardi.

Ha insegnato Italiano, Latino e Storia nei licei e negli Istituti Tecnici fino al 1990. Nel 1996 ha fondato VISMA, un collegio privato per la tutela delle memorie vesimesi che promuove mostre e pubblicazioni.

Ultimamente ha considerato in particolare il tessuto storico, linguistico, antropologico del territorio più marginale del basso Piemonte, e del paese di Vesime in particolare, pubblicando “La bibbia dei poveri: scienza, coscienza e riso nei detti e proverbi vesimesi”, “I pamphlets di Visma- Uomini e cose in Val Bormida tra culto della memoria e revisione storica”, e curando, con Maria Teresa Gastaldi, l’edizione in anastatica con traduzione a fronte della “Notice historique et statistique sur la ville d’Acqui” di J.-Ch. Lesne, 1807.

Da oltre cinquant’anni collabora regolarmente alla terza pagina del quotidiano La Voce Repubblicana di Roma.

Questo lavoro è in fondo un’antologia alla Spoon River, raccolta sulle rive della Bormida, in un paesino che, nel secolo scorso, arrivò a sfiorare le 2000 anime e oggi ne conta neppur 700. Ma che si fa campione di un certo essere e sentire di gente semplice, gente che si confrontò con un sogno e con l’avventura che scelse o che conseguì: sogno e avventura di cui la terra africana, nell’arco di 50 anni, fu evocatrice e testimone…

Dei trentasette vesimesi che, a vario titolo e con differente trasporto, furono coinvolti nell’avventura africana sono andati raffigurandosi diversi profili umani, diverse propensioni al mito, contrastanti coinvolgimenti con la realtà del continente nero. Di alcuni s’è riusciti a scandagliare (giorno per giorno, in taluni casi) le mutevoli pieghe dell’anima – stupore, eccitazione, sensualità, sconforto, cupidigia, rammarico, ansia, timore -; di altri, è emerso a fatica il nome e qualche incerto dato anagrafico, tanto è stato avaro il lascito del tempo che fu loro, nella memoria… Il “sogno africano” è un valore aggiunto dell’immaginario collettivo che, percepito dalle masse dapprima in modo confuso, va poi configurandosi come scelta individuale verso un mito di liberazione e di fuga, ma soprattutto quale occasione di affrancamento dalle ristrettezze e dalla fame; e finalmente, per certe frange trasversali alle categorie sociali ed agli impianti ideologici, di avventura; un sogno e un vagheggiamento che ha avuto terreno fertile nei ceti rurali, nel sottoproletariato agricolo e nei diseredati della piccola borghesia, ma che ha contagiato vuoi per il gusto dell’esotico, vuoi per certo riflesso dannunziano, vuoi ancora per qualche tratto superomistico d’accatto, anche categorie socialmente e culturalmente più definite…

…e di quella sfortunata avventura, delle sue storie, e dei suoi mille volti qualcosa è davvero rimasto, e questo libro ne rende testimonianza, allegra e triste.

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