Niente maggioranza, il Consiglio comunale si spacca
La seduta del consiglio è durata pochi minuti. Il tempo necessario, cioè, di rendersi conto che mancava il numero legale allinterno della maggioranza.
La seduta del consiglio è durata pochi minuti. Il tempo necessario, cioè, di rendersi conto che mancava il numero legale all?interno della maggioranza.

Ma, lunedì sera, in consiglio comunale, nulla di questo è avvenuto. Già perché la seduta del consiglio è durata pochi minuti. Il tempo necessario, cioè, di rendersi conto che mancava il numero legale all’interno della maggioranza. Ben tre consiglieri, due della lista civica Acqui doc (Maurizio Gotta ed Enrico Pesce) e uno del Pdl (Dino Barbero), non si sono presentati in aula. Con la conseguenza che tutte le forze dell’opposizione, compatte, hanno deciso di non praticare nessun sconto all’amministrazione Rapetti, e quindi di lasciare liberi i propri banchi.
«La maggioranza deve avere i numeri per governare e per dare fiducia alle proprie scelte – spiega infatti Michele Gallizzi, del movimento civico “La città ai cittadini” – non vedo perché dovremmo essere noi a dar loro una mano».
Più categorica ancora la posizione della Lega Nord: «Il sindaco Rapetti deve ammettere di non avere più i numeri per governare – dice il capogruppo del Carroccio Vittorio Ratto – e trarre le conseguenze». Di sicuro, quanto accaduto lunedì sera, poco dopo le 21, può essere considerato un piccolo terremoto politico. Un episodio che probabilmente è una diretta conseguenza della scelta di Danilo Rapetti di appoggiare la candidatura, come proprio successore, di Enrico Bertero, attuale vice sindaco, eletto nelle file del Pdl.«Noi, o almeno una parte di noi non si riconosce in quella scelta – spiega Maurizio Gotta, capogruppo di Acqui doc – non condivide certi atteggiamenti ed è per questo motivo che abbiamo deciso di dare un segnale forte e chiaro».
La mancata presenza in consiglio appunto, e la presa d’atto che probabilmente il futuro di Acqui doc, movimento civico che ha permesso a Rapetti di vincere le scorse elezioni, non esiste più.

E questo perché non sarebbe possibile attivare, tra le altre cose, il piano neve, il pagamento di una parte di utenze e anche l’accensione di un muto da 150 mila euro per alcuni servizi. «In quel caso, saranno gli stessi consiglieri di maggioranza che hanno deciso di non votare a rispondere direttamente del proprio comportamento agli acquesi».