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    L’arte
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    Redazione - redazione@alessandrianews.it  
    1 Dicembre 2011
    ore
    00:00 Logo Newsguard

    L’arte di Gio’ Pomodoro a Monterosso, il 7 Dicembre l’inaugurazione della rassegna

    “Il Percorso di uno scultore: 1954-2001”: questo il tema della mostra che a Villa Ottolenghi esporrà opere del celebre artista le cui interpretazioni hanno scandito la seconda metà del XX secolo. A spiccare tra le altre sarà “Due”, un bronzo di grandi dimensioni posizionato all’aperto, nel giardino premiato di recente con l’European Heritage Garden Award.

    ?Il Percorso di uno scultore: 1954-2001?: questo il tema della mostra che a Villa Ottolenghi esporrà opere del celebre artista le cui interpretazioni hanno scandito la seconda metà del XX secolo. A spiccare tra le altre sarà ?Due?, un bronzo di grandi dimensioni posizionato all?aperto, nel giardino premiato di recente con l?European Heritage Garden Award.

     Borgo Monterosso si conferma luogo privilegiato da frequentare per i cultori dell’arte moderna: a Villa Ottolenghi, la storica Dimora che sorge sull’altura che domina Acqui Terme (AL), si inaugurerà il 7 dicembre una parte cospicua della mostra antologica dedicata a “Gio’ Pomodoro. Il Percorso di uno scultore: 1954-2001”. Tra le opere dell’artista marchigiano che gli appassionati potranno ammirare in Villa ne spicca una in bronzo di grandi dimensioni, “Due”, che sarà posizionata all’aperto, nei grandi spazi verdi del parco premiato di recente con l’European Heritage Garden Award, mentre all’interno si troveranno altre 13 sculture e acquarelli.

    “Intendo continuare nello sforzo intrapreso con l’obiettivo di riportare Villa Ottolenghi al centro della cultura artistica della Val Bormida che ritengo si trovi sulla buona strada per confermarsi, con il contributo di altre lodevoli iniziative, territorio vocato all’espressione artistica e al turismo di alta qualità grazie anche alla ricchezza del suo giacimento enogastronomico”, dichiara Vittorio Invernizzi, il proprietario della nobile residenza voluta quasi un secolo fa dai Conti Ottolenghi che ne fecero fin dall’inizio una cittadella della creatività ospitandovi numerosi e tra i più brillanti artisti e architetti dell’epoca. A realizzarla hanno infatti contribuito personaggi del calibro di Marcello Piacentini, Arturo Martini, Fortunato Depero, Venanzo Crocetti, Ferruccio Ferrazzi mentre le meravigliose scenografie del parco della villa sono il risultato dell’opera del celebre architetto paesaggista Pietro Porcinai. Con questi precedenti la rassegna dedicata a Gio’ Pomodoro, curata da Marco Meneguzzo e Giuliana Godio di Arte Futura, ben si inserisce nel contesto di Villa Ottolenghi dove si propone come un viaggio conoscitivo nella poetica e nell’estetica dei monumentali e straordinari capolavori del Maestro, la cui radice intellettiva, matematica e filosofica ha lasciato un patrimonio artistico-concettuale riconosciuto e apprezzato in tutto il mondo.
    Spiega Meneguzzo: “Come artista, Giò Pomodoro si è sempre mosso tra gli assoluti che insieme definiscono la categoria dell’umano: lo spazio e la storia. La scultura è la disciplina linguistica che secondo lui può incarnare meglio il senso dell’assoluto. Per questo è diventato scultore”.

    E tornare ai fondamentali è sempre stata la necessità dell’opera di Gio’, mentre restare nei fondamentali è sempre stata la sua aspirazione. Qual è allora l’essenza della sua sperimentazione? “Indagare il basso e il bassissimo rilievo, la scultura come pannello, come superficie – risponde il curatore dell’evento – esplorare i confini del territorio plastico, provare a forzare i limiti della scultura imposti non tanto dalle sue qualità intrinseche, quanto da una tradizione scivolata prima nella consuetudine e poi purtroppo nell’abitudine”. Le sue operesono dedicate a questo continuo esplorare e s’affiancano ad altre esperienze plastiche italiane simili, come quelle di Umberto Milani, di Francesco Somaini, di Emilio Scanavino, dei pannelli ceramici di Franco Meneguzzo e soprattutto di Pietro Consagra, oltre naturalmente a quelle del fratello Arnaldo. Il tutto denota l’esistenza di un’atmosfera di ricerca plastica, lontana sia dalla figurazione in tutte le sue accezioni, sia dagli eccessi razionalistici e iperprogettuali del concretismo alla Max Bill o alla Bruno Munari”, aggiunge Meneguzzo un cui ampio saggio appare nel catalogo della mostra che propone nello stesso periodo opere di Pomodoro anche in ville, palazzi storici e musei di Alessandria, Casale Monferrato, Novi Ligure, Tortona e Valenza Po. L’ingresso per la mostra è gratuito

     
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