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    Red - redazione@alessandrianews.it  
    18 Ottobre 2011
    ore
    00:00 Logo Newsguard

    La tassa di soggiorno non si farà

    Acqui Terme, con l'affermazione del sindaco Rapetti dice “no” all'introduzione della tassa di soggiorno e l'assessore Leprato, sin dal convegno di Levico aveva dichiarato contrarietà avverso l'imposta

    Acqui Terme, con l'affermazione del sindaco Rapetti dice ?no? all'introduzione della tassa di soggiorno e l'assessore Leprato, sin dal convegno di Levico aveva dichiarato contrarietà avverso l'imposta

    La tassa di soggiorno, ormai è ufficiale, non entrerà in vigore ad Acqui Terme. Il balzello introdotto, a livello di governo romano, da un provvedimento sul federalismo fiscale, è stato bocciato dal sindaco Danilo Rapetti (nella foto). Insomma, l’istituto non ha incontrato il favore del sindaco, anche se pressato dal desiderio di risanare i conti di Palazzo Levi. Critiche su un’eventuale applicazione della tassa di soggiorno sono state espresse anche da molti tra i maggiori albergatori della città.

    Anche l’assessore Anna Leprato, che partecipò il 23 settembre ad un consiglio direttivo dell’Ancot (associazione nazionale comuni termali) e ad un convegno indetto sul problema, aveva dichiarato di non essere d’accordo sull’applicazione in ogni sua forma della tassa. Sul problema, senza un minimo di riflessione, abbiamo assistito a ipotesi sul tributo di vario genere. C’è attesa che qualcuno, non a titolo politico, ma professionale, intervenga quale esperto, perché nella nostra città debba prevalere un migliore approccio ai flussi turistici con pacchetti di soggiorno più convenienti, onnicomprensivi al fine di evitare il mordi e fuggi.

    “Non è certo con la tassa di soggiorno – è uno dei commenti sentiti – che si aiuta il turismo e il termalismo acquese, e nemmeno si salva il bilancio comunale”. L’imposta fu istituita in Italia nel 1916 proprio per i Comuni sedi di stazioni di soggiorno e cura, modificata più volte ed estesa con esenzioni proprio per coloro che soggiornavano per effettuare le cure termali. Dopo numerosi cambiamenti fu cancellata dall’ordinamento italiano nel 1993, perché considerata obsoleta, improduttiva e in contrasto con l’esigenza di promuovere il turismo italiano. L’applicazione, oggi, della tassa, sarebbe decisione che riporta indietro di decenni la situazione d’impegno prodotto per la valorizzazione del turismo e del nostro territorio. La tassa, in quanto tale, è considerata deleteria per il settore turistico, particolarmente per le stazioni termali, in quanto graverebbe ulteriormente sugli importi ormai ridotti all’osso che gli operatori cercano di effettuare per essere competitivi.

    La nuova imposta, contenuta nel provvedimento sul federalismo fiscale municipale, potrebbe essere istituita a discrezione da comuni capoluogo di provincia, unioni di comuni e comuni inclusi negli elenchi regionali delle località turistiche o città d’arte. Prevederebbe fino a un massimo di 5 euro per notte di soggiorno. Oggi Acqui Terme, con l’affermazione del sindaco Rapetti dice “no” all’introduzione della tassa di soggiorno e l’assessore Leprato, sin dal convegno di Levico aveva dichiarato contrarietà avverso l’imposta “perché rappresenta un aggravio immediatamente percepito sia per chi fa le cure, sia per il turista termale che infine per le imprese termali, ed incide in modo pesantemente negativo sulle prospettive di uscita dalla crisi in atto”. Ciò, in contrasto con il “via libera” deciso dal direttivo dell’Ancot ai propri associati per consentire l’applicazione della tassa.

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