PESTE SUINA
Circa 250 cacciatori, le associazioni dell'outdoor, sindaci e amministratori a Cantalupo chiedono "tempi certi" per la ripresa delle attività
10 Aprile 2022 ore 08:03
di Irene Navaro
Cacciatori e associazioni a Cantalupo
CANTALUPO LIGURE — L'arancione, il colore delle giacche catarifrangenti dei cacciatori, è stato il simbolo di una riunione molto partecipata al palazzetto dello Sport di Cantalupo Ligure. Il comune dell'alta Val Borbera, insieme a quello di Voltaggio, in val Lemme, hanno chiamato a raccolta, sabato mattina, il territorio, per affrontare il tema della peste suina. Hanno risposto in tanti, dai cacciatori alle associazioni di sport outdoor, albergatori e ristoratori, allevatori, agricoltori e amministratori.
Il dibattito, coordinato da Gianni Repetto, ha lasciato spazio a tanti interventi: ne emersa una voce unanime, sebbene con sfumature diverse, che chiede tempi rapidi per una riapertura delle attività e regole chiare. Mentre la Liguria ha optato per la 'liberalizzazione' dei sentieri, in Piemonte il divieto permane: “sono regioni con peculiarità diverse”, ha sottolineato l'assessore all'Agricoltura del Piemonte Marco Protopapa. In Liguria non ci sono infatti grandi attività di allevamenti di maiali, presenti invece in provincia di Alessandria. “E' stato nominato un commissario per l'emergenza – ha ricordato l'assessore – il quale a breve uniformerà la normativa”.
Il primo passo, però, è la realizzazione della recinzione che delimiti una zona di territorio, che va dall'acquese fino alla valle Borbera. Una misura richiesta dai tecnici dell'Unione Europea, che non convince nessuno. “E' una misura che avrà poca efficacia, ma faremo la nostra parte”, dice Enrico Bussalino, presidente della Provincia e sindaco di Borghetto. Solo a progetto avviato, potranno essere concesse le deroghe invocate dal territorio. Attività sportive e ricettive chiedono di poter ripartire, dopo due anni di pandemia. Ci sono anche i tartufai a chiedere di poter tornare a frequentare i boschi. E gli allevatori, che non sanno ancora se potranno portare le mandrie nei pascoli.
Ancora diversa, e forse più tragica, è la situazione degli allevatori di suini, che hanno dovuto abbattere capi. Riceveranno un indennizzo, ma non si sa ancora in che misura e per quanto tempo. I cacciatori chiedono di poter tornare a praticare la caccia, “che non è solo un divertimento, è parte della nostra cultura” e sottolineano come la categoria sia l'unica a poter portare avanti l'abbattimento di migliaia di cinghiali, potenzialmente infetti. Ma la caccia, dopo l'avvio dei lavori della recinzione, sarà solo di 'selezione' (senza cani), una limitazione che non convince. Tanti dubbi, poche risposte, ad oggi: “comprendo la frustrazione – dice l'onorevole Riccardo Molinari – Quel che abbiamo ottenuto non era scontato ed è frutto di una mediazione”. Si dovrà attendere ancora per avere un quadro chiaro di quelle che potranno essere le nuove regole. Forse settimane, forse mesi. E c'è già chi è pronto a “proteste clamorose”, perché “non si può dire sempre sì”.
Il servizio completo sul Il Piccolo in edicola martedì.
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